Il nemico in Libia non è l’Is, che se
confrontato svanisce. La vera guerra è della Francia contro l’Italia. Da
lontano, senza un fronte, ma ben delineata, in corso da almeno sei anni, e insidiosa.
È una guerra per le influenze: Hollande continua il piano di Sarkozy di frantumare
la Libia per allargare col Fezzan il suo protettorato sull’Africa Occidentale, collegarlo al Mediterraneo, estenderlo informalmente
all’Est, all’aera petrolifera sotto protettorato.
La Francia finanzia, arma e organizza i
separatisti del Fezzan. E arma il generale Haftar, che intende contribuire alla
divisione della Libia in tre tronconi, secondo il piano francese, attestandosi
su una parte dell’ex Cirenaica, attorno a Tobruk. Da dove si pone a controllore
dei giacimenti di idrocarburi. Haftar prima ha cercato l’appoggio dell’Italia,
poi è andato a Parigi, l’Italia avendo deciso di lavorare in Libia insieme con
l’Onu, cioè con gli Stati Uniti.
Hollande patrocina Haftar perché la divisione
della Libia è un piano evidentemente “strategico”, nazionale, da Stato maggiore.
Il gollista Sarkozy lo ha lanciato, il socialista Hollande lo persegue. Del piano la riprova è il silenzio di cui
Parigi attornia l’intervento in Libia, a Sud e all’Est. Il piano è molto patrocinato dalle autorità francesi, seppure informalmente, anche presso la stampa, specie in Italia.
Nessun commento:
Posta un commento