“Un semplice libro di viaggio che pure,
a distanza di anni, non mi pare fallito”: così l’autore alla ristapa nel 1943,
dopo la prima edizione del 1934, a ridosso della pubblicazione in forma di corrispondenze
su “La Stampa”. Un’indagine del “caro estinto” – i maestri del titolo sono
dell’Unione Sovietica - che si (ri)legge con interesse, quasi a ogni pagina.
Beché vecchio di ottant’anni, e scritto da uno che Marcello Flores inconsultamente
vuole fascista, di quelli che lo erano “dichiaratamente anche se non
entusiasticamente”
Molti eventi, e un occhio esperto: Alvaro
è uno che vede e ascolta. Con riflessioni forse non originali, ma non comuni, e
sempre al punto, col senno di poi. Tornano, sotto altre forme, gerarchie e
disuguaglianze: “Tutta questa umanità nuova dopo il dilusivio «ricosttuisce»
istintivamente lw stesse forme di vita”, lo “stesso ordine, come l’ape ha in sé
la forma della della sua crudeltà”.. Con un di più - o un di meno: “Nelle
diversità delle classi v’è una crudeltà tuttta nuova”. Il sospetto, con la
deunica costante. La mancanza di pietà – russa più che sovietica. Lo stermnio
dei contadini, senza pietà appunto e nelle forme più feroci, compresa la fame
indotta – “i contadini che vanmo nelle città a cercar pane”. Di diecine di
milioni di contadini. L’“imponente «politica della carte»”, la plitica
culurale. L’instabilità, nella cosiddetta sicurezza sociale: le statistiche
dicono che “le aziende cambiano il personale di lavoro da tre a cinque volte l’anno”.
Donne ovunque, in qualsiasi ruolo: “La Russia di oggi dorebbe fare un monumento
alle sue donne”. Il culto dei russi per la poesia, che già più non c’era da
noi. E di più per il teatro, “questa facoltà mimetica tra orientale e greca”,
in strada, a casa, ovunque, anche a teatro: Alvaro, tragediografo in petto, ne è scioccato –– con la
lettura più appropriata della novità Mejerchol’d. La guida obbligatoria, in
genere donna, che deve controllare l’ospite, e gli parla per slogan. La lotta
antireligiosa: “Il cristianesimo rimane sempre l’origine della concezione
dell’individualità umana… Socialmente, oggi, è la fine della concezione cristiana
dell’individuo; il bolscevismo fa dell’individuo un prodotto sociale, una
conseguenza fisiologica e ambientale”. La pace dell’anima infine a sorpresa sul
Volga, un’oasi, da Nizhni a Astrakan, una settimana di riposo, dell’occhio e
della mente. :
Prosa briosa, e sempre esatta, misurata.
“Non sono andato in Russia come uno dei transfughi intellettuali di cui abbonda
l’Occidnete”, dichiara Alvaro alla fine, “i quali, disperando della civiltà,
pensano al bolscevismo come a una soluzione bella e fatta. Di soluzioni questo
assetto non ne dà nessuna. Dà un metodo, che è quello stesso delle nazioni in
guerra”. Con “visioni” che saranno malapartiane (“Kaputt”, “La pelle”), della voga
espressionista da Alvaro frequentata a Berrino. L’ufficio a Mosca dei matrimoni
e divorzi: una stanzetta, in cui ognuno scrive qello che vuole. Il “misticismo”
della pedagogia: tutto viene spegato a Alvaro ab ovo, come a un bambino: il pentagramma, il cervello, la lingua,
la trottola, ogni cosa ha “una storia a partire dall’anno 1917”. O l’orrido: i
bambini che alle stazioni bussano al vetro per chiedere “dàitie klièba, dàitie,
dàitie”, dateci un po’ di pane, datecelo, datecelo. Le masse in eterno viaggio
sui treni, su tutti i treni, in tutte le direzioni, senza una meta precisa.
A cura di Anne-Christine
Faitrop Porta, curatrice assidua e purtroppo unica di Alvaro in questo
millennio. L’edizione precedente,1985, per Memoranda, si avvale di numerosi
contributi. Un risvolto di Fofi, che mette la raccolta in quadro: nella letteratura
di viaggio, o di tipo giornalistico, “che sembra la parte più duratura di
Alvaro”. Un’introduzione di Marcello Flores, che fa una disamina storica dei
“viaggi in Urss” prima delle purghe, dai Webb a Gide, Céline, Aragon, Joseph
Roth, e in Italia di Gaetano Ciocca, l’ingegnere, e il giornalista Bardi: un panorama
in cui Alvaro spicca per vivacità e intelligenza, umana e politica. L’avvertenza
che lo stesso Alvaro scrisse per la riedizione del 1943. Fofi, che riconosce a
Alvaro in queste corrispondenze “pulizia e chiarezza, e lucidità e vivacità”,
gli fa pure il complimento massimo, anche se lo ritiene riduttivo (“dispersiva
creatività”): per l’impeto e il senso vigile della realtà, invece della chiusura
di moda a quel tempo nella torre d’avorio della “letteratura”.
“Una
delle note più forti” del viaggio è “la rinascita dell’istinto”, femminile,
materno. Con un’analisi delle più affinate – per esempio in parallelo con le
analoghe letture che dell’Urss aveva fatto Joseph Roth – sull’“uguaglianza” nel
socialismo: molto borghese. Partendo dall’aneddoto del russo di bassa
condizone, forse un operaio, messo alla porta del ristorante dove pranza uno
“straniero”: “La Russia è sul punto di stabilire i rapporti fra persone su un
piano gerarchico, lomtao da quello che s’imamgina solitamente”. Mentre “nell’Occidente
i rapporti si sono alquanto imbrogliati a scapito d’una certa gerarchia”, per
la crescita della “classe media”, che comprende molti operai. Le sorprese sono
molte.
Un racconto sorprendente, fortemente
drammatizzato, evocativo, sono i “pezzi” sulla regione attorno a Bakù, sul
petrolio. L’“oro fluido” invece dell’oro nero – il petrolio non é nero. Che dai
tempi di Zoroastro, con le sue “nuove leggi”, ha governato quella parte del
mondo, il “Fuoco Eterno”: “Quella fiammella fu il segnale manifesto della
presenza di un Dio, che dall’antichità da qui sparse i suoi riti in India, e
fino a Ostia, e dove oggi sorge la Basilica di San Pietro a Roma”. E ha infine sostituito la “lotta per l’oro”, e ha trasformato
la nostra civiltà. Vista nella desolazione spesso cupa della Russia, la
desolazione attorno a Bakù e sul Caspio è febbrile, creativa. Il petrolio “non
è l’idea della penuria. Piuttosto d’un bene più grande della stessa natura, d’una ricchezza che ha
sconvolto l’ordine dele cose”. Attorno al Caspio, “si assiste quasi a una
trasmutazione degli elementi”. In atto da tempo, durevole: “Le vicende dei cercatori
di petrolio, avventurose come quelle dei cercatori d’oro, sono già memoria
lontana..Si chiusero quando Nobel … si presentò lacero e irriconoscibile alle
truppe bianche che avevano tentato il dominio di questo lembo di terra nel
1921”. I fratelli di Alfred Nobel avevano all’epoca in Russia la maggiore compagnia
petrolifera “integrata” al mondo, in concorrenza con i Rotschild, ed erano il
primo produttore del petrolio del Caspio, che era il maggiore bacino di
petrolio per l’esportazione fino all’avvento negi anni 1930 del Medio Oriente,
per questo conteso più di ogni altro territorio dalle potenze europee della
controrivoluzione.
Corrado Alvaro, I maestri del diluvio, Falzea, pp. 444 € 24
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