Classico - È l’“opera
aperta”: più vive – rivive – nel tempo, più è pregna.
Codice da Vinci - Le radici del best-seller in “The Holy Blood and the
Holy Grail”, 1982? Tradotto nel 2005 come “Il Santo Graal Una catena di
misteri lunga duemila anni”, a ridosso del successo del “Codice da Vinci” e
tuttora in edizione Tutto il romanzone di Dan Brown vi è contenuto, il primo
dei best-seller, con 80 o 90 milioni di copie vendute: il significato del Santo
Graal, il san real della discendenza
d Gesù, il priorato di Sion, Maria Maddalena rifugiata in Francia, la madre dei
re francesi, i Merovingi… Ma il libro originario ha la pretesa di rivelare la
vera storia dell’Occidente cristiano. A opera di tre giornalisti inglesi,
Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln, che mescolano vecchi studi a
racconti d’invenzione e testimonianze apocrife o menzognere. .
Dante - È “islamico”
anche in questo senso – non per colpa, o segrete inclinazioni: il “Corano”, che
ha poca teologia, essendo essenzialmente una raccolta di precetti, la concentra
in materia escatologica. “Contiene verità accettabili solo per fede su
questioni escatologiche”, spiega Alessandro Bausani, “Islam”. E quelle che l’islamista
elenca – “le più importanti, che il mussulmano ortodosso è tenuto ad ammettere”
– sono: la resurrezione della carne; il tormento della tomba, a opera degli
angeli; l’interrogatorio, da parte degli stessi angeli: il colloquio costante
dunque con gli spiriti celesti in attesa del giudizio; la Bilancia, delle
azioni degli uomini in vita; il Ponte – “si tratta di un’altra concezione
escatologica di chiare origini iraniche, quella cioè del ponte teso sopra l’inferno,
più sottile di un capello e di un filo di spada, che dovrà essere attraversato
dai risuscitati, fra i quali i malvagi cadranno giù nella gehenna”.
Se
ne potrebbe fare un Dante iranico.
Fénelon – È
vescovo famoso di Combrai, dove si penserebbe ingombrante, che Proust non
nomina nella “Ricerca”. Se non una volta per farlo dire “dolce anarchico” da
Brichot nel salotto Verdurin, che ha “una definizione molto curiosa
dell’intelligenza” , di cui però siamo lasciati digiuni. O allora a Combray,
incidentalmente, per parlar bene di Bertrand. Il vescovo paga la colpa di
essere stato prozio di Bertrand Fénelon? Eppure aveva un concetto simile a
quelo di Proust per quanto concerne l’amore, ed era stato vittima due secoli
prima di un processo analogo al Dreyfus.
Il
problema di Fénelon è quello che Proust pone nella “Ricerca”, IV, 34: “Noi
esistiamo soli. L’uomo è l’essere che non può uscire da sé, che non conosce gli
altri che in sé, e se dice il contrario mente”. Salvo ricredersi subito dopo a
proposito dell’immaginario e dell’arte, amore puro disinteressato. Lo stesso
che il vescovo sostenne alla corte di Luigi XIV, suscitando l’ira e forse
l’invidia di Bossuet, il patrono morale del re. C’è un amore disinteressato?
Sì, l’amore puro è quello di Dio purificato di ogni amor proprio.
Quando
“Le avventure di Telemaco” gli furono rubate e pubblicate, contro la sua
volontà, Luigi XIV cedette a Bossuet: vide nel “romanzo” una satira del suo
regno e bandì Fénelon dalla corte e da Parigi, obbligandolo, dopo una sosta in
Belgio, a ritirarsi nel futuro luoogo peoustiano. Alcuni mesi prima Bossuet
aveva denunciato Fénelon al Sant’Uffizio a Roma. Che non lo aveva condannato,
ma processato sì. Il processo, di eco vastissima in tutta Europa, fu ambiguo e
scandaloso come quello Dreyfus due secoli più tardi, di una colpevolezza che
c’era e non c’era, e di un’innocenza che non si poteva proclamare per non
dispiacere al potere al potere - Bossuet, Luigi XIV.
Bertrand
Fénelon, visconte, morto in guerra nel 194 a 36 anni, è il modello dichiarato
di Saint Loup. Discendente di un fratello del vescovo, fu uno dei nobili amici
di Proust. Fino a un certo punto. Morand lo dirà “incantevole giovanotto dai
capelli biondi e dagli occhi azzurri, il beniamino delle signore del 1900, che
servì da modello a Saint-Loup”. Dreyfusardo e anticlericale, ricorre nella
biografia di Proust per alcuni tratti importanti: un’infatuazione importante
dello stesso Proust, un viaggio mancato in coppia in Olanda, un litigio quando
Fénelon brigò e ottenne un posto di addetto all’ambasciata di Istanbul. Dopo
questo litigio, Proust lo cancella, ma se lo ritrova dappertutto. In “Sodoma e
Gomorra” per nome e cognome: “Io stesso, avendo come amico diletto l’essere più
intelligente, buono e giusto, indimenticabile a chiunque l’abbia conosciuto,
Bertarnd de Fénelon”. Un epitaffio, essendo Bertrand intanto morto in guerra -
non perfido? A lui è anche dedicata una delle rare poesie di Proust - che
Bertrand redivivo potrebbe assumere a sua rivincita, tanto è insipida.
Foto – È una ferita aperta, un’incisione?
Uno squarcio, direbbe Walter Benjamin, al di sotto delle apparenze: “L’operatore
è come il chirurgo, che taglia nel corpo del paziente”.
Germania –Evoca l’ordine e il
conformismo – con l’unico rimedio dell’anarchia. Da “sempre”, e compresa
stranamente pure la Riforma, che fu invece una ribellione, e fu seguita da
guerre di religione. Mentre in letteratura si segnala e si ricorda per l’anticonformismo
e anche la scherzosità.
Hitler – Ha oltre mille pagine il “Mein
Kampf” di Hitler infine riedito in Germania. In due volumi. Appesantito da un’introduzione di 80 pagine,
una bibliografia di 122, e 3.500 note. È quasi un’edizione critica – oltre che
critica politicamente. Ma per questo non è un monumento?
Poliziesco – Eco
lo vuole “una ricerca del sacro Graal”. Per questo inappagante ma consolatorio?
Fino
a un certo punto, però: che sia alla Dan Brown – vediamo quanto è bravo, vediamo
fin dove riesce a stiracchiarla. Altrimenti si cade in Evola.
Stendhal –
Debuttò con la paura, a lungo, di essere preso per sciocco – provinciale, poco
provvisto, di denaro, titoli, professionalità. E fu come ne scriverà Sainte-Beuve:
“La paura di essere ingannato lo tiene in scacco e lo domina in ogni cosa”.
Guardingo
malgrado la socievolezza. Ebbe del resto successo istantaneo, ma dopo morto:
prima veniva snobbato, a parte Stendhal, come un “giovanotto” frivolo e snob,
con pretese letterarie.
Viaggio – È
mentale – Walter Benjamin: “Il viaggio verrà propriamente a essere col diario
che ne scrivo”? In effetti, lo spaesamento si può avvertire nel corso di una passeggiata,
non c’è bisogno di una trasvolata oceanica.
letterautore@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento