Maigret, “che in fondo non amava troppo
il Midi”, vi si trova immerso fino al collo. Per giunta in un’isola, piccola,
Porquerolles, sovrastato dalla luce e dagli odori. Della cucina, “a base di
aglio, peperoncino, olio e zafferano”. Dei materassi, “dell’olio con cui le
donne si ungono il corpo prima di esporsi al sole”. E delle persone, dei
capelli, della pelle, dei vestiti, “insieme tenue e piccante, non sgradevole”.
Il Sud di Simenon è una scoperta. In
questo più che negli altri romanzi della “trilogia del Sud” che Adelphi ha
compilato, per la presenza muta, in qualità di osservatore-ammiratore, di un
ispettore di Scotland Yard. Il quale invece il Sud se lo gode tutto, compresi i
“bianchini” e i bagni di mare – in reazione, lui dice, al puritanesimo, in
realtà perché senza complessi.
Il resto è il solito Maigret, di
prostitute, falliti, e mafiosi di mezza tacca. Nella vita di bohème che si è trascinata avanti ancora
nel dopoguerra, prima delle vacanze intelligenti e poi di quelle esclusive, il
genere Capri o Positano, di ricche tardone in cerca dell’ultimo guizzo, ambigui
mantenuti, pittori da strapazzo, insabbiati d’ogni bordo, dell’amore, della carriera,
del denaro – allora come oggi, allora sentimentali.
Simenon è sempre di più anche nel Maigret seriale. Il mare trasparente si vede anche dal Sud degli Usa desertico, da dove ne scrisse nel 1949.
Simenon è sempre di più anche nel Maigret seriale. Il mare trasparente si vede anche dal Sud degli Usa desertico, da dove ne scrisse nel 1949.
Georges Simenon, Il mio amico Maigret, Adelphi, pp. 154 € 10
Maigret
va al Sud,
Adelphi Vintage
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