L’economia
è ancora in crisi:
Il pil non cresce più, a partire da aprile. (Istat)
Pesano il rallentamento del valore aggiunto
dell’industria manifatturiera, e le minori vendite, malgrado la piena
utilizzazione degli impianti Fiat-Chrysler, e il comparto costruzioni, malgrado
l’incremento di un terzo della spesa pubblica per “grandi opere” e la deduzione
fiscale straordinaria del 50 per cento sulle
ristrutturazioni.
Produzione industriale in calo dello 0,4 a
giugno, per la terza volta nel trimestre – corretto degli effetti del calendario
(giornate lavorative), a giugno l’indice è diminuito del’1 per cento.
Nel 2015 l’industria ha avuto un calo delle
vendite dell’1,3 per cento: effetto di una frenata nelle esportazioni e di un
calo del 2,2 per ceto nel mercato italiano. (Mediobanca, “Dati cumulativi di
2060 imprese italiane”).
Il calo è stato attutito da Fca e Grandi Opere
(investimenti pubblici), con una crescita del 6 per cento – Fca ha aumentato le
vendite del 12 per cento, il settore Grandi Opere del 39.
I margini industriali restano molto al di
sotto dei livelli pre-crisi (2007): le imprese sono ancora sotto del 32 per
cento, l’industria manifatturiera del 20.
L’occupazione è cresciuta in diciotto mesi di
600 mila posti come stabilizzazione di posti precari, di consulenza, non
contrattualizzati, per i benefici del Jobs Act. Ma lavora chi lavorava, seppure
statisticamente non censito.
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