“L’economia
dell’eurozona di agosto ha continuato ad aumentare ad un ritmo costante” – IHS
Markit. Ma per effetto di un rapido esaurimento delle scorte, la produzione e
l’occupazione sono rallentati: “Lo slancio di creazione occupazionale cui
abbiamo assistito nell’eurozona negli ultimi cinque anni si sta attenuando.
Sebbene la creazione di posti di lavoro di agosto risulti aumentata, il tasso
di crescita è sceso ai minimi su tre mesi, a causa dell’indebolita tendenza ad
assumere sia nel manifatturiero che nel terziario”.
“Le banche alzano i prezzi: il costo dei tassi
zero ora lo pagano i correntisti”. Il cane si morde la coda. O la rendita non
basta più, bisogna intaccare il capitale: siccome l’economia non si muove
(tassi zero), bisogna mangiarsi i risparmi.
Gli
interessi sono negativi anche sui Bot, oltre che sugli analoghi titoli pubblici
tedeschi e francesi: l’economia “non beve”, non si cerca credito, non si fanno
investimenti.
Il
rapporto debito pubblico\pil aumenta a ogni rilevazione, benché l’Italia dal
1992 abbia i bilanci più virtuosi, ogni anno con un attivo primario (lo Stato
spende meno di quanto incassa, al netto degli interessi sul debito), perché il
pil non cresce, o cresce in misura insufficiente.
La
crisi viene da lontano ed è per questo più profonda in Italia.
Quattro
anni di politica del denaro facile non hanno risvegliato l’economia. Non in
Italia: non si investe e non si produce non per effetto della crisi finanziaria
del 2007 ma perché i costi sono eccessivi. Del lavoro soprattutto, e non per la
busta paga ma per il fisco e gli oneri sociali. E delle infrastrutture: non di
quelle fisiche, che invece ci sono, compresa l’elettronica, ma di quelle
immateriali, la burocrazia e la giustizia.
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