Grillo
ha diminuito i voti alle amministrative, Renzi li ha aumentati. Chi ha vinto ha
perso, e chi ha peso ha vinto? Non proprio così, Grillo ha ben due sindaci importanti.
Ma si capisce su questo sfondo il gioco politico sul referendum istituzionale:
Renzi gioca sul sicuro, o quasi, Grillo bluffa. Anche se sulla scorta di
sondaggi – però sospetti (i sondaggi sono sospetti perché quasi sempre commissionati:
per confermare un leadership, per spaventare il proprio elettorato, gli astensionisti,
etc.: sono forme di pressione politica). .
Il
dato rivelatore è quello del primo turno delle amministrative (il secondo ha
altre alchimie, e in genere si risolve con pochissimi voti) rispetto alle politiche
del 2013. Grillo non ha mantenuto i voti delle politiche in nessuna delle grandi
città, e in quelle del Sud li ha quasi dimezzati: fatti 100 i voti del 2013,
Grillo ha ottenuto solo il 33 a Napoli, il 43 a Milano e il 64 a Bologna – a
Torino il rapporto è migliore, ma sempre sotto la parità, al’84 per cento, a
Roma al 95.
Neanche
Renzi ha ottenuto i voti del Pd nel 2013. Però li ha mantenuti in percentuali maggiori
che i 5 Stelle: 97 per cento a Torino, 89 a Milano, 65 a Bologna, 54 a Roma
malgrado il disastro Marino, e il 45 a Napoli. E punta deciso a ridurre l’astensionismo
drammatizzando il referendum: a un sì o no il suo elettorato dovrebbe mobilitarsi.
Il
raffronto si fa nel quadro di un aumento dell’ astensionismo: questo spiega
perché nessuno ha ripreso in numero i voti del 2013. L’astensione è salita a
quote elevate, specie nelle città: al 42 per cento a Bologna, 45 a Torino e
Roma, al 46,6 a Milano e al 48,8 a Napoli. Ma l’astensione è praticamente una
riserva dei due vecchi schieramenti, centro-destra e centro-sinistra, e Renzi è
sicuro che drammatizzando il voto, molto astensionismo lo recupera.
Renzi
punta anche alla ripresa dell’onda larga delle confluenze da destra, dopo il
voltafaccia al secondo turno delle amministrative. Una simile convergenza la
esclude al voto sulle riforme. Su questo terreno è fiducioso di riaprire lo smottamento
verso di sé dei moderati dell’imprenditoria, e dei laico-socialisti, cominciato
con le Europee e bloccato dall’elezione di Mattarella.
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