Ateismo –
È europeo, con appendici americane europee. L’Europa non ha mai prodotto una
grande religione. Anzi, forse nessuna, a parte il culto dendrico ellenico,
incrementato del sacrificio umano nel druidismo.
Ermeneutica – L’interpretazione – la critica – è illimitata e decisiva a
partire da Schlegel: “Il critico deve delineare e inventare nuovi significati nell’opera
d’arte che ha davanti. Quando questo non è più possibile, l’opera d’arte ha
esaurito la sua vita interiore”. Fino a Walter Benjamin compreso, che tanto fu
colpito da Schlegel – prima dell’alluvione decostruzionistico.
È curioso
che nei suoi tanti scritti sull’interpretazione Eco non citi mai Benjamin, né Schlegel
– una sola volta, in liste di autori.
Feticismo –
Degli oggetti (merce) inerti è più forte che non di un essere animato, Walter
Benjamian ha visto giusto. Più del pet
e anche di un umano amato. È un’acquisizione che non pone alterità. Ed è più
pratica, e di per sé immortale, a meno di perdita o incidente, o di furto. Ma è
una funzione (pulsione) precedente alla “civiltà dei consumi” alla quale si
imputa – il business dei consumi si si è conformato su di essa.
Futuro –
“Tutto il futuro è passato” (W.Benjamin). Non si saprebbe concepire altrimenti.
Ma di un passato incompiuto o scontento. E questo vale per la comunità
(storia), che sempre progetta un futuro, come per il singolo – ancora Benjamin:
“Il passato delle cose è il futuro del tempo dell’ «Io»”. Ma non il presente –
il passato – contiene ne il futuro: lo prospetta, e lo necessita anche.
È molto
della storia, il rinnovamento. C’è un passato in quanto c’è e ci sarà un
futuro. I famosi posteri della gloria che ci tengono in vita. La memoria.
Giuda – Va
col tradimento. Che oggi si nobilita, almeno nella figura sua propria, del
Giuda vero o originale. Come quello che ha “fatto” il cristianesimo, ha
permesso al cristianesimo di realizzarsi. Per aver portato Gesù alla Croce. Si
direbbe un tradimento del tradimento.
Il
capovolgimento non è nuovo, era opera dei vangeli gnostici, dai quali Borges e
Caillois l’hanno ripreso. Via probabilmente De Quincey, che l’ha proposto un
secolo e mezzo fa.
Il Giuda
salvatore era “un’ipotesi tedesca” per De Quincey, un secolo e mezzo fa, “Giuda
Iscariota”: “Giuda Iscariota condivise la comune delusione degli apostoli circa
il regno terreno che, con l’avallo e gli auspici di Cristo, essi credevano
predestinato e prossimo a maturazione per il popolo ebreo”. Decise allora di
provocare il Cristo all’azione (alla crocefissione), di “comprometterlo”.
Come i suoi “fratelli apostoli”, così De Quincey sintetizza l’“ipotesi
tedesca”, Giuda era calato nel “vecchio progetto biblico”, del Messia
liberatore politico: “Nella loro mente, come nella sua, non si era ancora fatta
strada l’intuizione della vera grandezza del messaggio cristiano”. Gesù era il messia: “Attraeva a sé le
folle”, e questo è il segno più sicuro della sovversione, ciò che più turba i
poteri, quale ne sia la ragione, verità o dubbio: è “la paura del cambiamento”
che “turba i monarchi”. Dunque, il Cristo è un rivoluzionario mancato. Non
fosse stato per Giuda, che lo convince al sacrificio di sé.
Per lo stesso motivo poi Giuda finì male, suicida. Ma, benché
suicida, De Quincey vuole che non si condanni. “Quanto più Giuda fu incline
all’audacia, tanto meno può essere sospettato di ambiguità. Credeva di
realizzare i più intimi propositi di Cristo”. E insieme “i desideri e le
aspirazioni segrete della plebe di Gerusalemme”. C’è il male che nasce dal
bene.
Giuda si suicida quando perde la fede, argomenta Amos Oz, che al
personaggio, assente e anzi tabù nella tradizione ebraica, ha ora dedicato un
romanzo – non storico, un romanzo di idee. Dopo aver spinto Gesù alla
crocifissione, non regge all’idea del figlio di Dio morto.
In
realtà, nel romanzo di Oz Giuda c’entra come provocazione, del traditore a fin
di bene – lo stesso Oz essendo spesso qualificato in Israele di traditore per
la sua posizione pacifista. Ma lieve. E più come una citazione, divertita e
non, di Scholem Asch, scrittore yiddisch, polacco emigrato negli Usa – Shemuel
Asch si chiama il protagonista di Oz, uno studente in crisi. Asch nel 1939, nel
romanzo “Il Nazareno”, ne fece l’agente del Cristo: Giuda tradisce perché
Cristo ne ha bisogno per completare il suo disegno.
Individuo
– Si celebra perché è scomparso? A un qualsiasi analista o viaggiatore nell’ateismo,
il sistema sovietico, per esempio Corrado Alvaro, la notazione era di rigore: “Il
cristianesimo rimane sempre l’origine della concezione dell’individualità
umana… Socialmente, oggi, è la fine della concezione cristiana dell’individuo;
il bolscevismo fa dell’individuo un prodotto sociale, una conseguenza
fisiologica e ambientale”. Il liberismo pure.
Opera aperta – È tipicamente la filosofia, opera della ragione.
Pace e guerra –Nello studio delle Relazioni internazionali ora in disuso,
si erge ancora apodittico il voluminoso “Paix et guerre entre le nations” di
Raymond Aron, 1962 – giunto rapidamente alla quarta edizione e poi scomparso
anch’esso, come tanto altro nel 1968. “La
teoria delle relazioni internazionali parte dalla pluralità dei centri autonomi
di decisione, dunque dal rischio di guerra e, da questo rischio, deduce la
necessità del calcolo dei mezzi”. Semplice? In teoria. “In pratica, certi teorici
hanno proposto, per le relazioni internazionali, il modello sport, oppure
economia, del fine razionale. Un solo scopo, la vittoria, grida il generale
ingenuo, dimenticando che la vittoria militare dà sempre soddisfazioni d’amor
proprio ma non sempre benefici politici. Un solo imperativo, l’interesse
nazionale, proclama solennemente il teorico, appena meno ingenuo del generale
come se bastasse agganciare l’aggettivo nazionale al concetto d’interesse per renderlo
univoco. La politica tra gli Stati è una lotta per la potenza e la sicurezza,
afferma un altro teorico, come se non ci fosse mai contraddizione tra questa e
quella, come se le persone collettive, a differenza delle persone individuali,
fossero tenute in razione di preferire la vita alle ragioni di vita”.
Lo sport
c’entra. E anche l’economia. “La teoria di uno sport si svolge a partire dalla
fine (far entrare il pallone in rete)”. La teoria dell’economia anch’essa si
riferisce a una fine, per il tramite della
nozione di massimizzazione (benché si possano concepire diverse modalità di
questo massimo)”. Nelle relazioni internazionali è “la condotta del diplomatico,
dello stratega”, che “presenta alcune di queste caratteristiche”. Ma anche sul
diplomatico “pesa il rischio di guerra”.
Paradiso –Un mondo chiuso: è una promesso di “altro”, non di
liberazione-libertà. Quello terrestre era uno zoo: un mondo animale promiscuo,
di coesistenza pacifica, interrotto dal vegetale, invasivo. Quello futuro è una
promessa di quiete all’uomo faber,
inquieto – di morte. Quello islamico promette tutto ciò che gli arabi originari
non avevano e desideravano: acqua, prati, donne, ombra, etc.
È il luogo dl desiderio, perciò indefinito.
zeulig@antiit.eu
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