Un
cubetto di robiola viene al supermercato avvoltolato in tre involucri. Di
natura differente, ma indefinita – carta? plastica? indifferenzaiata? Oltre a
quello con cui viene confezionato. Un etto di prosciutto pure.
Ogni acquisto,
anche di pochi grammi, al banco alimentare del supermercato richiede tre
involucri, più un nuovo paio di guanti del banconista. Idem in rosticceria.
Involucri che bisogna affrettarsi a casa a
disfare, altrimenti fanno imputridire gli alimenti nel frigorifero, con la
condensa.
Gli
involucri vengono spesso pesati col prodotto – ma quello è un altro problema.
Milioni
di bustine di zucchero si sacrificano ogni giorno all’Unione Europea, all’ideologia
all’industria del packaging sotto le specie
dell’igiene. Tonnellate di prodotto ogni giorno si buttano nella pattumiera.
Oltre agli involucri – carta? plastica? indifferenziata?
Lo
stesso per l’olio nell’insalata in caffetteria o in trattoria. E per l’aceto, e
il sale. Con spreco quotidiano, enorme, di sostanza: ettolitri, quintali - di bassa
qualità, ma questa non è attenuante.
Si
raccoglie e si conferisce il rifiuto organico in buste a tenuta del liquido: di
plastica? biodegradabile, idrosolubile?
I
detersivi “naturali” da qualche anno consigliati e in uso intasano gli scarichi.
E quando arrivano alle fogne?
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