giovedì 15 settembre 2016

Il mondo arabo finì con i turchi

Tra ebrei e arabi c’è sempre il semitisimo: un’unità religiosa e culturale, anche parecchio razziale. L’unità è ora finita nell’odio. L’arabista ebreo non lo dice, non fece in tempo a misurare l’abisso, essendo morto cinquant’anni fa, ma ne vede i presupposti. E tuttavia il giudaismo dice ancora semita, in linea con la comune origine storico-tribale, anche se non del tutto.
Dopo l’esilio, gli ebrei “non possono considerarsi Semiti puri sotto l’aspetto antropologico”. Anche per “la parte che gli Ebrei, non in quanto popolo o comunità religiosa ma in quanto classe sociale, hanno o sono ritenuti avere nella società contemporanea”. Ma sono pur sempre parte del mondo semitico: “L’isolamento nel quale i Giudei si sono mantenuti rispetto ai popoli circostanti dall’esilio di Babilonia in poi e lo zelo religioso che ha conservato riti, credenze e forme di pensiero antichissime hanno fatto sì che anche nella mentalità ebraica contemporanea si possano constatare dei riscontri singolari col tipo semitico primitivo”.
Ma il titolo dice solo una parte del ricco volume, un’antologia del grande orientalista del primo Novecento. Una larga introduzione del curatore, Fulvio Tessitore, inquadra lo studioso in posizione eminente nell’orientalismo italiano – scienza ora in disuso. Gli studi vertono sull’islam e il mondo arabo, e sulla storia religiosa d’Israele: le caratteristiche dei pooli semitici, la concezione di Dio in Israele, la figura di Meometto, ebraismo e cristianesimo, la storia dei califfati, il coloniasmo e la formazione degli Stati arabi un secolo fa.
Il saggio sulla “Decadenza dell’Arabismo” spiega una verità troppo dimenticata del mondo arabo. Che la sua decadenza imputa all’Occidente, al colonialismo – la polemica islamista esecra “i crociati”, ma intende le potenze coloniali. Mentre questo fu l’esito della decadenza araba, e non la sua causa. Il mondo arabo era già finito con i turchi: “La conquista ottomana segna non soltanto la fine della funzione degli Arabinella storia mondiale, ma anche quela della loro funzone di creatori e promotori di civiltà”.
Il saggio prosegue ipotizzando, sulla base della realtà di allora, il futuro quale poi si è materializzato. Il mondo arabo entra “in un periodo di stasi, paragonable per molti aspetti all’età bizantina, nel quale i valori di base non sono negati né perduti, ma sono soltanto gelosamente conservati senza essere accresciuti; nel quale lo slancio vitale, la ricerca appassionata del nuovo, la libera critica delle verità ufficiali vengono meno, e subentra l’età del conservatorismo tradizionalistico, della formulazione dogmatica, dell’imitazione e del compendio meccanici; principî e metodi ai quali s’ispirano così il pensiero scientifico come la fantasia artistica”.:  
Giorgio Levi della Vida, Arabi ed ebrei nella storia, Guida, pp. 380 € 24

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