Merkel
cade – potrebbe cadere – per la sola cosa buona che ha fatto, una politica
europea per l’immigrazione. Non per la crisi economica, con la quale continua a
soffocare l’Europa. Né per la (quasi) guerra alla Russia, per liberare” l’Ucraina
consegnandola si suoi maneggioni.
Non
avverrà: l’elettore tedesco idealizza il centro, e proprio per questo ama
ridimensionare il partito più forte, per timore dell’autoritarismo e della
corruzione che vengono con l’inamovibilità. Poi, dopo una “lezione”, riprende
il suo sentiero proprio. La storia ormai lunga della Repubblica Federale ne ha
fatto un pattern ricorrente: l’elettore
ridimensiona il partito più forte, votando per un partito congenere. Un tempo per
i liberali, anche per i Verdi. Ora evidentemente per Afd, Alternative für
Deutschland. Ma per un periodo, come campanello d’allarme.
Il
modello potrebbe adesso non funzionare più? È possibile. Ma la Germania non è
l’Italia o la Spagna, o la Grecia: i partiti hanno ancora un funzione presso
l’elettorato, non si sono dissolti per i movimenti. È però anche vero che Afd
va molto oltre ogni altro voto di protesta in passato.
Una
novità sicura c’è, ed è che Afd è l’effetto del nazionalismo. Coltivato dalla
democrazia cristiana tedesca in campo economico, con le astiose campagne ormai
decennali contro i paesi mediterranei, Italia in testa, si ritorce ora contro
il partitone di governo sulla questione immigrati – di cui la Germania ha gran
bisogno.
Nessun commento:
Posta un commento