Un concentrato di malinconia, denso, lungo. Di un grigiore che Rossellini e “Umberto D.”
avrebbero invidiato: neo realismo alla potenza, mai un barlume - più che
altrove è triste il protagonista con l’amante. La storia di un pover’uomo,
cardiochirurgo a tempo perso, capace s’indovina, in un paesaccio ex comunista
che si suppone la Romania (ma pare sia la Bulgaria), di teppisti e delinquenti
impuniti, che fa la spesa per la mamma, la famiglia, e l’amante, e passa al
giornata dietro la figlia perché superi bene l’esame di maturità, per poter fruire
di una borsa di studio a Cambridge: insistenze, raccomandazioni, subornazioni. Ma
fallisce, ancora una volta, come tutto nella vita, anche se non lo sa: la figlia
non vuole andare a Cambridge, e chissà che non si sia inventato un tentativo di
stupro alla vigilia degli esami.
È – non
voluto (inconscio) – il quadro di un uomo infelice tra le donne: madre, moglie,
figlia, amante, e forse anche la caposala. Ma è consolazione da poco. Premiato
a Cannes perché prodotto dalle tv francesi.
Christian
Mungiu, Un padre, una figlia
Nessun commento:
Posta un commento