venerdì 9 settembre 2016

La difesa europea parla lingue diverse

Una difesa comune europea in quattro punti annuncia Federica Mogherini a Andrea Bonanni su “Repubblica”. In qualità di Alto Rappresentante per la Politica Estera e la Sicurezza (Pesc) dell’Europa, nonché vice-presidente della Commissione di Bruxelles. L’utilizzo nei casi urgenti dei battlegroups” le unità militari congiunte da tempo addestrate per interventi rapidi. Il ricorso all’art. 44 del Trattato di Roma, che delega a gruppi di Paesi il compito di condurre azioni militari in nome dell’Unione. La creazione a Bruxelles di una sorta di Stato Maggiore europeo. La messa in comune di tutti o parte degli investimenti nazionali per la difesa.
Mogherini si dice fiduciosa. Perché la sicurezza e l’altro fronte aperto per l’Europa, accanto all’economia. E perché la Ue è cerca un rilancio, per la celebrazione fra sei mesi dei sessant’anni del Trattato costitutivo di Roma.
La proposta è un passo avanti. I predecessori di Federica Mogherini, Solanas e la baronessa Ashton, non hanno nemmeno fatto una proposta. Ma non ci sono novità: la difesa comune è sempre tabù. Si dice che non la volesse la Gran Bretagna, che ora è fuori. Ma non la vuole neanche la Francia: il primo progetto di unione europea, dopo il carbone e l’acciaio (Ceca, 1950), fu la difesa (Ced, 1954), ma naufragò per un referendum ostile in Francia..
Lo stato della difesa comune europea è sempre quello di un saggio che questo sito ha redatto una diecina d’anni fa, e riproposto proprio per l’incarico assunto da Mogherini:
Il segno di un’Europa unita ma non troppo, l’Europa è solo quella delle convenienze, immediatamente calcolabili. La difesa sarebbe anchè’esa conveniente, come la libera circolazione (Schengen), ma non abbastanza. E poi parla lingue diverse – a maggior ragione oggi che non c’è più l’Inghilterra.

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