“Dal Boeing 777 alle 7 meraviglie, dai 7 peccati
capitali allo 007” è il sottotitolo. Ma i 707 sette catalogati non bastano, l’elenco
sarebbe interminabile – infinito? C’è la “nemesi del 7” di Samsung vs. Apple?
Non ci può essere. Ci sono i sette gol che la Roma becca fisso in Champions
League? No. Ma ci sono geografie, anche remote, del numero. E immagini colorate
della sua ubiquità. In tutti i campi dell’umano. Meri Franco Lao si è
divertita, sempre sbarazzina, e diverte. Senza fugare, non lo vuole ma non lo
potrebbe, l’inquietudine: avendo affrontato la questione, in breve ma con molti
altri sette, nel romanzo “In virtù della follia”, non si può che covenire.
È un numero di tenebre, più che di
gioia. Anche dove non sembra, come in san Giovanni e l’“Apocalisse”, o già
nella Bibbia, dove appare come accrescitivo, o superlativo. Filone d’Alessandria,
dotto ebreo grecizzato, conciliatore di fede e filosofia, l’aveva esorcizzato,
forse prima di Giovanni: la potenza del numero, scrisse diffusamente, si
esplica ovunque, in aritmetica, geometria, biologia, astronomia, cosmologia,
musica, moto, cicli della luna, e dunque ha “valore divino”. Ma il papa Sisto V
Peretti a fine Cinquecento dovette giustificarlo, con apposita bolla: le sette
Chiese dell’apostolo Giovanni si stabilirono in Roma, “con grande arcano del
numero stesso”, per farsi una. Senza più arcano?
“Tutto fa sette”, concludeva Margaret
Millar, “anche se la gente non lo sa”. La grande giallista riecheggiava Elémire
Zola, che così presentava “Il signore degli anelli”: “Al tre, numero dello
spirito e della germinazione di ogni forma, si aggiunga il quattro, numero
della materia, e si avrà la completezza, il sette, proprio dei nani costruttori”.
Oppure sant’Agostino, il quale ha visto il numero sette, “simbolo ordinario di universalità”,
anche nel dodici, il numero dei patriarchi e degli apostoli, come prodotto di
tre per quattro, o di qatro per tre, e nei dieci comndamenti, che sono tre più
sette – ma ammoniva: “Ci sarebbe molto da dire sulla perfezione del numero
sette. Ma questo libro (“La città di Dio”) è già abbastanza prolisso, e potrebbe
sembrare che voglia prendere l’occasione per esibire finezze culturali a scopi
di nessun interesse invece che a vantaggio delle lettere”.
Meri Lao, Dizionario maniacale del sette, Digiset, pp. 360, ill., € 23
Nessun commento:
Posta un commento