È
diffusa ultimamente da Berlino, subito recepita da corrispondenti e
commentatori italiani, la nozione che la crescita è un problema italiano e non
europeo. Che la Spagna, la Francia e la Germania si sono tirate furori
egregiamente dalla crisi, solo l’Italia no. Che l’Italia deve “fare i compiti”.
Il che è falso.
Il
governo tedesco, o meglio “i tedeschi”, governo, giornali, economisti più o
meno governativi, hanno rimesso l’Italia nel mirino da un paio di settimane:
Con due argomenti, non nuovi ma insistititi: la crescita è un problema solo
italiano, perché l’Italia ha “lacci e lacciuoli” agli investimenti e al lavoro,
e perché l’Italia ha troppo debito. Mentre sono due false verità, anche evidenti.
Che
la Spagna e la Francia facciamo meglio dell’Italia è vero sul quindicennio dopo
il 2000, grazie alla crescita ante-crisi. Dopo, annaspano anche loro. Solo la
Germania va meglio dopo la crisi, dopo essere andata male e malissimo prima. Grazie
al crollo del costo del suo debito, che è maggiore di quello italiano. Per l’uso
concorrenziale che ha fatto della crisi, o effetto spread – “sto meglio finché
gli altri stanno peggio, sto molto meglio se l’Italia sta molto peggio” (nel
2003-2004 lo spread sul Bund tedesco era minimo, trenta-quaranta punti). Di cui
le campagne di stampa contro l’Italia sono palese manifestazione, per il debito
e per le banche.
L’Italia
non andava male prima, ma non riesce a uscire dalla crisi. Il perché è anche
semplice: non ci sono investimenti pubblici in Italia da dieci anni. E non ci possono
essere perché l’Italia è sotto torchio.
I
compiti l’Italia li ha fatti, da tempo, ma a vuoto. Ha bilanci in attivo
primario (al netto degli interessi sul debito) da venticinque anni. E si è sottoposta
a ogni sorta di vincolo di spesa e di bilancio che la Bundesbank e Berlino hanno
imposto, prima col patto di stabilità di Theo Waigel, il ministro di Kohl, poi
col Fiscal Compact firmato da Monti nel 2012. Ha il mercato del lavoro più
flessibile in Europa, da almeno vent’anni, dai due milioni di licenziamenti del
1993-1995 e il dilagare dei co.co.co. Ha da cinque anni l’età di pensionamento
più alta.
Il
debito italiano resta troppo alto? Questo è vero, ma lo è in rapporto al pil,
che decresce o non cresce. In rapporto al patrimonio è sostenibilissimo, com’è
noto anche da studi tedeschi – più della stessa Germania. Ma l’economia è ferma.
È un circolo vizioso? Può darsi. Ma il tallone tedesco impedisce una via d’uscita.
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