Troppo
poco troppo tardi<. la sua divisa, funzionale alla sua propria centralità in
Gerrmania, Angea Merkel ha imposto da dieci anni all’Europa degli imbelli Sarkozy e Hollande,
dei Napolitano-Monti. E continua a imporla. Con briglie strette ai
corrispondenti e inviati italiani, francesi e spagnoli a Berlino, marcati a
vista, mesmerizzati forse – Merkel è molto criticata in patria, mentre è
unanime l’osanna fuori. L’esito è quello che questo sito, e ogni altra opinione
appena appena non pregiudicata sullo stato delle cose, non poteva non rilevare
sette anni fa, sei anni fa, cinque anni fa, quattro, tre, due: che il resto del
mondo s’è ripreso dopo la crisi, e galoppa. E più gli Usa, che peggio l’hanno
sofferta, e più o meno allo stesso modo dell’Europa. Mentre l’Europa annaspa.
Da
Berlino vengono peraltro continuamente lezioni e non mea culpa. E quindi non è
un errore questa conduzione dell’Europa, ma una strategia. Che minimizza e
ridicolizza ogni lettura svincolata del fatto. Potendo contare su uno stato di
soggezione in pratica unanime.
Il
vertice di Bratislava, che doveva segnare il rilancio dell’Europa dopo il
rifiuto britannico, è finito nel ridicolo, ognuno lo vede. Manfred Weber, il capo dei Popolari
europei, “voce ufficiosa di Angela Merkel”, sostiene sul “Corriere della sera” che
il vertice “ha compiuto passi importanti. Per esempio…. con aiuti e freschi
finanziamenti alla Bulgaria”. Lo “spirito di Bratislava” di Angela
Merkel come una goliardata, una presa per i fondelli?
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