Non sembra
possibile “fissare” Walter Benjamin, pensatore fluido (oggi liquido?), ma la
mini guida ci riesce: ne documenta le passioni e ne sintetiza – abbastanza – la
riflessione. Sulla produzione artistica. La teologia politica, pre-schmittiana.
La traduzione. La “metacritica” linguistica. L’interpretazione. Il fetisicismo
delle merci. L’aura (“il fenomeno unico della distanza, per quanto un oggetto
possa essere vicino”). Gli incontri: con Simmel, che lo introduce all’esperienza
urbana contemporanea, con Wöllflin, che rifiuta, con Alois Riegl, George, Kafka,
Baudelaire, Grandville, Brecht. Le amicizie, con Adorno, con Brecht. I debiti
con Brecht: l’Ermattungstaktik e la Jetztzeit: la “tattica dell’attrito”, in
realtà della “porosità” (ispirata da Napoli), per scivolare come l’acqua nel
“millennio oscuro”, per flessibilità e anonimità, e il tempo del “qui e ora”,
del presente che passa, instancabilmente. I viaggi, le Baleari, Parigi
naturalmente, per l’epopea dei “passages”, le gallerie commerciali, e Napoli, che
gli suggerisce la “porosità”, spaziale e temporale, degli ambienti, le cose, le
persone.
Notevole –
non ci si era pensato – che Heidegger non lo menzioni mai, benché lo abbia
probabilmente incontrato, già all’università a Friburgo, nel 1922.
Howard Caygill-Alex Coles-Andrzej Klimowski, Introducing Walter Benjamin,
A Graphic Guide, Icon Books, pp. 177 € 7
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