Favolelli a contropelo, di storia patria
e moralità pubblica, di letto per lo più e d’interessi, di logiche di paese contagiose
(il cadavere rifiutato, l’epidemia di duelli, che nessuno sa come si tengono),
e le fortune\sfortune innate: il “palato assoluto”, in grado di snidare ogni
impurità nel cibo (una condanna), il rabdomante dell’oro. Un’aneddotica irresistibile,
sui toni pettegoli e svagati da circolo dei galantuomini – che Camilleri per
ragione anagrafiche e ideologiche non ha conosciuto: l’arte ha mediato dall’amatissimo
padre?
La raccolta conferma che ci sono due
Camilleri: uno di Montalbano, e uno novelliere siciliano. Che rinverdisce la tradizione
locale, Verga, De Roberto, Pirandello, Brancati, Sciascia, sui toni lievi della
novellistica toscana e padana. Tre, col romanziere storico.
Andrea Camilleri, La cappella di famiglia e altre storie di Vigàta, Sellerio, pp. 321
€ 14
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