Il primo selfie, 1936 – genere che Queneau replicherà l’anno dopo, con “Odile”,
e il successivo con “I figli del limo”. Frammentario, e questo è una novità
stilistica. Con vari abbozzi di acrobazie verbali, quali poi saranno incoronate
in “Zazie”. Ma da letterato già da avanscena, appena trentenne: la polemica fa
insistita contro il surrealismo (spiritismo astrologia, inconscio) . nel quale, beninteso, si era formato e respirava.
Una teen-story
doppiata di una third age-story, le
due stagioni della vita “inutili”: futili, inerti, saccenti. Le due età s’incontrano
tangenzialmente, entrambe dissennate. Un progetto niente male viene elaborato
strada facendo, in mezzo ai tanti altri fantastici: ”comprarsi la Germania”, dato che un franco comprava miliardi
di marchi. Che nel 1936 doveva suonare beffardo, sinistro.
La storia è datata poco dopo la Grande
Guerra, quando Queneau-Tuquedenne ventenne sbarca da Le Havre a Parigi per
studiarvi la filosofia. Sarà il primo anche dei filosofi romanzieri, caro per
questo a Italo Calvino e a Eco. Un “sistema filosofico” in 28 punti inaugiura una serie di altre interpolazioni. esistenziali, tomistiche, goethiane.
La traduzione di Francesco Bergamasco, benché
letterale, dà più ritmo alla divagazione. Arnaldo Colasanti – con Queneau
condivide la capigliatura? – si diverte nell’introduzione.
Raymond Queneau, Gli ultimi giorni, Newton Compton, pp. 223 € 4,90
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