martedì 4 ottobre 2016

Il romanzo delle età inutili

Il primo selfie, 1936 – genere che Queneau replicherà l’anno dopo, con “Odile”, e il successivo con “I figli del limo”. Frammentario, e questo è una novità stilistica. Con vari abbozzi di acrobazie verbali, quali poi saranno incoronate in “Zazie”. Ma da letterato già da avanscena, appena trentenne: la polemica fa insistita contro il surrealismo (spiritismo astrologia, inconscio) . nel quale, beninteso, si era formato e respirava.
Una teen-story doppiata di una third age-story, le due stagioni della vita “inutili”: futili, inerti, saccenti. Le due età s’incontrano tangenzialmente, entrambe dissennate. Un progetto niente male viene elaborato strada facendo, in mezzo ai tanti altri fantastici: ”comprarsi la Germania”, dato che un franco comprava miliardi di marchi. Che nel 1936 doveva suonare beffardo, sinistro.
La storia è datata poco dopo la Grande Guerra, quando Queneau-Tuquedenne ventenne sbarca da Le Havre a Parigi per studiarvi la filosofia. Sarà il primo anche dei filosofi romanzieri, caro per questo a Italo Calvino e a Eco. Un “sistema filosofico” in 28 punti inaugiura una serie di altre interpolazioni. esistenziali, tomistiche, goethiane.
La traduzione di Francesco Bergamasco, benché letterale, dà più ritmo alla divagazione. Arnaldo Colasanti – con Queneau condivide la capigliatura? – si diverte nell’introduzione.
Raymond Queneau, Gli ultimi giorni, Newton Compton, pp. 223 € 4,90

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