Il Sansone Berlusconi proponeva questo sito
un mese fa. Ma il Sansone agonista della tragedia di Milton, il combattente?
No, sarà quello del muoia Sansone con tutti i filistei.
Fuori di retorica, per gli ottant’anni, e
delle mafie giudiziarie, che se ne servono per non lavorare, non se ne vede altro.
Quest’uomo non ha fatto nulla, e anzi ha impedito che si facesse. Si, è ricco,
ma per una sola idea, il mobiliere Aiazzone: riempire l’etere, che non si paga
e non costa, di pubblicità, anche minima, è sempre grasso che cola, e tutto o
quasi profitto netto. Ha portato con questa ideuzza il mercato della pubblicità
dai miserevoli 600 milioni del 1970 a 6 miliardi, e questo è certo un successo.
Ma a noi ce l’ha fatto pagare avvelenando la politica.
Da ultimo col sindaco di Roma. Ha fatto in
modo, da tattico delle tecniche elettorali, di non avere un suo candidato. Anzi
ne ha promossi tre, in maniera che si elidessero al primo turno, e al ballottaggio
ha fatto confluire tre-quattrocentomila voti su Raggi, la modesta candidata di
5 Stelle. Con lo stesso colpo distruggendo la sua parte, la destra, e
promuovendo Grillo in pole position
nella griglia politica.
Bel colpo, geniale. C’è di che farlo felice e
vincente per altri ottant’anni. Poiché l’uomo certo non è stupido, e il
suicidio ha programmato, degli altri. Un bel finale, neroniano. Ha molto, sicuramente
nel suo intimo, il genio distruttivo del milanese, quando ha guadagnato
abbastanza e si occupa di Italia. Ma non
negli eccessi, come nel caso Roma: ora si sente libero di essere se stesso,
senza più ipocrisie.
Lo stesso con le riforme. Ha subito abbandonato
l’ottima riforma delle pensioni che Mastella, Dini e Martino avevano preparato nel
suo primo governo, che avrebbe evitato all’Italia la crisi fiscale e lo spread. E non ha sostenuto lo “scalone” di
Maroni e Sacconi, che in qualche modo avrebbe rimediato dieci anni dopo.
Votando poi la riforma, in edizione molto peggiorata, punitiva in modi assurdi,
quasi vent’anni dopo come legge Fornero.
Lo stesso con la riforma dello Stato. Ha
tirato al volata a D’Alema e poi, al momento di concludere, s’è sfilato. Poi
s’è messo con Renzi. Ma poi anche qui si è sfilato, e farà naufragare la
riforma anche ora. Se è un genio, è perverso.
Se ne potrebbe ridere. Ma Berlusconi non è un
comico. Anzi, non è nemmeno un imprenditore egomaniaco. È “un politico di
razza”, attesta D’Alema. E allora, sarà questa politica tutta un falso?
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