“Tu sei un uomo, Figlio mio” è “If”, Se,
la poesia più famosa di Kipling. È anche la più amata, secondo la Bbc, in tutta
la Gran Bretagna. Ma il piccolo corpus è delle lettere che Kipling scambiò nel
1914-15 col figlio John, da lui arruolato per patriottismo con artifici, benché
diciassettenne, allo scoppio della guerra, che sarà dato per “disperso” a fine settembre 1915, due giorni dopo la sua
ultima lettera, sul fronte belga – ci sarà per lui una tomba, ma senza il
corpo.
Uno dei “documenti di guerra” più dolorosi,
leggendolo a ritroso, del chiacchiericcio e la brillantezza superficiali sullo
sfondo della fine del figlio diciottenne. Non ci sono rivelazioni, né effetti
speciali. Una vicenda triste dal punto di vista umano. E uno degli spetti della
Grande Guerra che si sottacevano dietro i patriottismi.
Le lettere son state pubblicate solo
trent’anni dopo la morte di Kipling a gennaio del 1936, per la ferma
opposizione della vedova, Caroline Balestier, e della figlia Elsie. Come tuta la sua corrispondenza del resto. Le
lettere non nascondevano alcun segreto di famiglia, tantomeno pruriginoso o
scandaloso. Ma un’esigenza di riserbo era subentrata, dopo l’impegno iperpubblico
dello scrittore, apostolo incongruente di tutte le guerre.
Incongruente col suo senso storico e
politico, vivissimo. E con la sua propria psicologia, di uomo sensibile,
troppo. Dopo la morte della primogenita Josephine, nel 1899, a cinque anni, di
polmonite mentre era in visita alla famiglia materna negli Stai Uniti, ne aveva
improvvisamente spento il brio e l’arguzia, a memoria dei familiari
memorialisti. La morte di John lo spense, si può dire , fisicamente: Kipling
continuerà a fare la sua guerra, propagandista, incitatorio, sul fronte
francese e su quello italiano, e di fronte ai cimiteri di guerra, ma avvia con la
morte del figlio una serie di malesseri dolorosi che non lo lasceranno più,
fino alla morte vent’anni dopo.
Si farà nominare commissario alle
sepolture di guerra, e a questo titolo poté visitare, a mo’ di compensazione, i
grandi cimiteri militari, nelle Fiandre, a Gallipoli, in Palestina, in Mesopotamia
– il futuro Iraq. Malgrado la corazza di orgoglio, e il pudore britannico, non
eviterà di dire il suo sconforto. Nella poesia “Mio figlio Jack” (“Avete visto
mi figlio Jack…”). E negli “Epitaffi di guerra”, dove così conclude il componimento
“La preghiera comune”: “Se vogliono sapere perché siamo morti\ dite loro: è
perché i nostri padri hanno mentito”.
Rudyard Kipling, Tu seras un
homme, mon fils. Lettres à son fils, Mille-et-une-nuit, pp. 94 € 3
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