Si delinea una Brexit meno insensata di come è stata prospettata, e anzi di
beneficio per la Gran Bretagna. Che resterà nel Mercato Comune, ma sottratta
all’obbligo della libera circolazione delle persone. Che del resto nella costruzione
europea è successiva e complementare al mercato comune. Fermo restando che gli
italiani e i polacchi che già ci sono, con un’occupazione, ci potranno restare,
e magari incrementarsi di numero: Londra vuole tornare a regolare i flussi, e
con la Brexit si riuscirà.
Di
più, rispetto ai decenni passati, Londra orienta da fuori l’Unione Europea nella
politica estera più scopertamente come sub-agente di Washington. Come già in
passato, copertamente, per la guerra all’Iraq e alla Libia. E con migliore
effetto, sembra. In passato qualche voce discorde ci fu, sia per l’Iraq che per
la Libia – la Germania si tenne fuori da entrambe le coalizioni. Oggi contro
la Russia, per l’Ucraina e la Siria, Londra impone la mano pesante – nel
mentre che ne gestisce liberamente i patrimoni, quelli in capo ai boiardi
espatriati e quelli delle stesse società pubbliche: i giacimenti di petrolio e
gas, le miniere di preziosi, i fondi d’investimento e di deposito. Senza
opposizione, senza nemmeno riserve, anzi a gara a chi più si acconcia alla
politica avventurosa di Obama.
Nessun commento:
Posta un commento