mercoledì 19 ottobre 2016

La Ue si governa meglio da Londra

Si delinea una Brexit meno insensata di come è stata prospettata, e anzi di beneficio per la Gran Bretagna. Che resterà nel Mercato Comune, ma sottratta all’obbligo della libera circolazione delle persone. Che del resto nella costruzione europea è successiva e complementare al mercato comune. Fermo restando che gli italiani e i polacchi che già ci sono, con un’occupazione, ci potranno restare, e magari incrementarsi di numero: Londra vuole tornare a regolare i flussi, e con la Brexit si riuscirà.
Di più, rispetto ai decenni passati, Londra orienta da fuori l’Unione Europea nella politica estera più scopertamente come sub-agente di Washington. Come già in passato, copertamente, per la guerra all’Iraq e alla Libia. E con migliore effetto, sembra. In passato qualche voce discorde ci fu, sia per l’Iraq che per la Libia – la Germania si tenne fuori da entrambe le coalizioni. Oggi contro la Russia, per l’Ucraina e la Siria, Londra impone la mano pesante – nel mentre che ne gestisce liberamente i patrimoni, quelli in capo ai boiardi espatriati e quelli delle stesse società pubbliche: i giacimenti di petrolio e gas, le miniere di preziosi, i fondi d’investimento e di deposito. Senza opposizione, senza nemmeno riserve, anzi a gara a chi più si acconcia alla politica avventurosa di Obama.

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