mercoledì 26 ottobre 2016

Le sporche guerre di Obama sono di Hillary

Propone una no-fly zone su Aleppo e la Siria nord-occidentale. Cioè un confronto ravvicinato con la Russia, che lei sa avere postazioni anti-aeree avanzate. È l’ultimo di una serie di atti bellicosi di Hillary Clinton, da segretario di Stato di Obama, e poi da referente delle monarchie arabe del Golfo, grandi finanziatrici della Fondazione Clinton. Atti tanto decisi, da sopravanzare i dubbi del presidente debole, quanto inconcludenti - per gli Usa – e dannosi – per l’Europa.
Ha cominciato con la Libia: “We came, we saw, he died” è la sua famosa battuta cesariana quando “liberò” la Libia e Gheddafi fu assassinato. Mentre Al Qaeda diventava padrona di Bengasi e mezzo petrolio libico. Una sua personale responsabilità si vuole circoscrivere all’assassinio dell’ambasciatore americano a Bengasi, ma è una posizione eufemistica, per non scoprire questo enorme errore della strategia americana. Venne poi la “rivoluzione” ucraina, con la dissoluzione della stessa Ucraina, e le inutili sanzioni alla Russia. E la tragedia siriana, voluta dall’Arabia Saudita e dal Qatar. Nella quale, come si vede, pur da fuori, non cessa di soffiare sul fuoco.
È nel suo entourage che maturò e fu proposto il bombardamento dell’Iran. Mentre ora si pensa alla Corea del Nord. 

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