sabato 22 ottobre 2016

L’intelligence si spreca

“Ben diciassette agenzie di intelligence americane confermano che c’è il Cremlino dietro le intromissioni degli hacker!”, così Hillary Clinton nell’ultimo dibattito avrebbe zittito Trump, che si vuole longa manus della Russia.
Tutto allora è inverosimile. Gli Usa hanno diciassette agenzie di intelligence, come in un romanzo di Dick, o di Orwell. L’affarista e candidato presidenziale Trump, vincitore solitario già di un’elezione, le primarie, è spia o agente della Russia. In itinere, grazie ai vantaggi alla partenza (essere donna dopo il presidente nero, con l’appoggio quotidiano dello stesso), una presidente che è stata moglie fedele di un presidente fedifrago, ed è con la sua pingue fondazione nel libro paga dei potentati arabi del Golfo, per conto dei quali ha fato la guerra in Libia e in Siria. .
È teatro, probabilmente: gli Usa hanno spesso avuto presidenti inverosimili, la macchina va avanti da sola. Ma le diciassette agenzie di intelligence non hanno prevenuto il blocco cibernetico di mezzo paese, e non sanno nemmeno da chi viene l’attacco: sono polizie sporche in realtà, per conto di mafie politiche.
L’Occidente prospera perché non ha rivali. Nel vuoto che è succeduto alla sfida sovietica, ma senza nessun giudizio.

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