Il
dibattimento di Mafia Capitale mostra, invece di una “cupola” o organizzazione mafiosa,
una sordida rete di coperture e intrallazzi sugli appalti del terzo settore, del
non profit.
Il
terzo settore prospera nel welfare, nella spesa sociale. Necessiterebbe quindi
di oculatezza speciale, parsimonia, dedizione. Ma è solo un appaltino, spesso a
chiamata diretta, “a favore” dei disabili, i tossici, i senzatetto, i barboni,
gli invalidi, gli anziani, i rom, gli immigrati e così via – il business dei 30 euro a testa, a giorno. Che
si dà agli amici, e agli amici degli amici.
Il
settore è tanto più sordido in quanto Roma Capitale nasce da denunce,
delazioni, testimonianze, spesso false, di concorrenti in gara con Buzzi e
Carminati. Anche a opera di organizzazioni non governative (ong) e cooperative
religiose, ma ugualmente corrotte. Non migliori dei due, anche se a volte non
ex carcerati, e anzi gelosi e pieni di “agganci”.
Il
terzo settore, un’economia minuta ma immensa, è terreno di coltura del voto di
scambio e della corruzione spicciola. È la stella cometa, o la manna, del
malaffare, ha soppiantato probabilmente la sanità.
Buzzi
e Carminati sono capri espiatori, il processo ampiamente lo mostra. Hanno
precedenti pesanti, che fanno facile aggio sul recupero e la redenzione - un
assassinio e il terrorismo. Non hanno però rubato, non che si veda al
dibattimento, e la corruzione che movimentavano da faccendieri è minima
rispetto a quella media del settore.
Ma
questo il processo lo evita. Mafia Capitale non persegue la corruzione nel
terzo settore. Anzi, il processo la “libera”, avendo messo nel mirino due buoni
capri espiatori.
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