Una guida archeologica vivente, Veyne sa
far rivivere la storia. Un inno alla civiltà, che l’impero romano seppe far
prosperare e moltiplicarsi. E un saggio politico-culturale: non conviene ricostruire
dopo le distrizioni operate dagli islamisti, saprebbe di posticcio, e il segreto
di Palmira è di essere – essere stata – come era al tempo dell’impero; la
rabbia distruttrice dell’Is sarà pure islamica, ma nasce dal risentimento: loro
sanno che noi siamo migliori di loro – tanto più pericolosi per questo.
Due tesi non corrette, ma Veyne ha
spalle solide, come la Roma antica di cui è uno degli ultimi cultori. E sa insegnare:
sarà difficile contraddirlo.
Il sotttitolo è “Storia di un tesoro in
pericolo”. Ma il danno è già fatto. Urge semmai prevenirne altri, e qui lo
storico purtroppo emege solo, l’Europa è una tebaide.
Paul Veyne, Palmira, Garzanti, pp.106, ril. € 15
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