La lettera di Shaftesbury è sull’estremismo,
in realtà, più che sul fanatismo religioso - “entusiasmo”. I Camisard che la
provocarono erano modesti ugonotti – i calvinisti francesi - delle Cévennes,
indotti nel 1702 a una guerra di guerriglia dopo che Luigi XIV aveva revocato
con l’Editto di Fontainebleau ciò che restava di libertà di culto. Bollati come
“fanatici” da cattolici e dagli altri protestanti.
Nel merito, del fanatismo religioso, Shaftesbury
è poca cosa. È giusto citato da Ronald A. Fox, il cappellano cattolico di Oxford
che fu lo studioso del fenomeno nella disamina “Enthusiasm”. E in senso
diminutivo: per “il suo lezioso, inconcludente «Saggio sull’entusiasmo»,
argomentato e forse inteso a sminuire il credito della religione rivelata in
generale”.
Questo non sembra. Shaftesbury si spinge
a testimoniare: “L’ispirazione è il sentimento reale della presenza Divina,
l’entusiasmo una falsa”. Ma non è cosi
semplice. La “lettera” si ripubblica evidentemente per fare la tara del
fondamentalismo islamico, e anzi del terrorismo. Ma, al di fuori della
contingenza, del terrorismo religioso, la fenomenologia del santo non è facile
da mandare in giudicato, sia nel rapporto con gli altri, fedeli o critici, sia
per se stesso, per fare la tara della sua verità.
Shaftesbury d’altra parte si vuole
leggero: “Le opinioni più ridicole, le mode più assurde possono essere dissipate
soltanto con la dote dell’irriverenza e da un pensiero meno serio e più lieve”,
pretende . È autore anche
di una “Lettera sul disegno”, concepita e scritta al tepore di Napoli, in cui
sancisce uno stretto legame tra libertà politica e capacità artistica, nonché tra
l’arte e la promozione del popolo, se non della democrazia. E lamenta - anche per
questo è un po’ contemporaneo – la scarsità degli investimenti nella formazione
artistica in Inghilterra. La stessa ironia Shaftesbury propone contro l’
“entusiasmo”, contro il fanatismo religioso e politico cioè, dopo la stagione
hobbesiana della guerra civile, di tutti contro tutti .
Fanatismo o entusiasmo lo
spiega Bidussa nell’introduzione all’edizione Feltrinelli: “Nel
Settecento per dire «fanatismo» si diceva «entusiasmo»” – fanatismo religioso. Un
raddoppio che Voltaire e Hume apprezzarono. Voltaire lo ascrive alla
“religiosità male intesa”, il laico Hume agli intrighi del clero.
David Bidussa però, che
presenta l’edizione Chiarelettere, ci trova dei connotati positivi – Shafesbury
no: l’entusiasmo “non nasce né è la conseguenza di un pensiero religioso, ma è dato
dalla rivolta contro un sistema che si ritiene «falso», che promette un «bene
falso» e contro il quale non può esserci né tregua né pietà”. È una
rivolta nel nome di Dio, “ma è anche una rivolta di coloro che scoprono la
verità della parola di Dio come arma contro la corruzione, come via per la
salvezza. Un modello di comportamento fondato sulla rinuncia e che legge la
rinuncia come virtù”. E fa il caso dell’Afghanistan (i Talebani?) e dell’Iraq
(l’Is? Al Qaeda?). E di san Francesco…
Lord Shaftesbury, Lettera sul fanatismo, Chiarelettere, pp. XXIX-56, € 8
Lettera
sull’entusiasmo,
Ets, pp. 105 € 10
Lettera
sull’entusiasmo,
Utet, pp. 88 € 5
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