Il libro è corredato da un indice dei
nomi. Una colonna è tutta Berlusconi, gli altri hanno uno o due richiami.
Eccetto Brunetta, Gasparri, Sacconi, Maroni, e Mussolini.
Ecccezionale Camilleri, si è sobbarcato
per sei mesi, tra 2008 e 2009, al compito di dire male arguto di Berlusconi sull’“Unità”
oggi giorno, eccetto le feste. Un tour de
force. Nel nome della resistenza. Non manca Maria Antonietta con le brioches. Né l’ammirazione per Di Pietro,
che dice Napolitano mafioso, e per Ingroia. Con la guerra all’Afghanistan “per
il petrolio” – il petrolio in Afghanistan? Camilleri marcia diritto. A un certo
punto, oltre che con l’Afghanistan, se la prende con Lucca: “Chi va a Lucca
sappia che non troverà né pizza napoletana né pasta alla Nroma siciliana”. Noi
che ci siamo stati, sempre che si tratti di Lucca in Toscana, la pizza ce l’abbiamo
trovata – la Norma è più difficile, anche a Roma, dove rinomata catena etnica siciliana
ne fa una da vomito.
Se non che l’aborrito “Piccolo Cesare”
disfa anche la sua solida fibra. Un giorno Lodato, il suo sparring partner, gli dice: “La gente non può più permettersi il
formaggio”. E lui: “Una volta i poverissim braccianti siciliani si nutrivano di
«pane e tumazzo». Cioè pane e cacio. Ma se non avevano i soldi per il tumazzo,
si mettevano in società in quattro e compravano un uovo sodo e una sarda.
Venuta, diciamo così, la pausa pranzo, si sedevano in circolo, ognuno tagliava
una grossa fetta del proprio pane, si infilava l’uovo societario in bocca, lo
ritirava fuori intero e lo passava all’altro. Pane e sapore d’uovo. La sarda, invece,
veniva legata in cima a una canna e le si dava una leccatina.” Perché in
quattro? Perché è un aneddoto da circolo dei galantuomini, dell’avvocato o
segretario comunale, cui non fotteva nulla del villano, che non era niente più
che una maschera.
Si capisce la natura giocosa di
Camilleri, sotto l’obbligo della resistenza, benché legata al galantomismo.
Fatto il compitino, racconta dell’uomo-cane “Majorana” di Trapani, un barbone che
si voleva lo scienziato scomparso, che insegnava la matematica ai bambini che
si burlavano di lui. Della censura alla Rai, roba da farsa, in anni non
remoti. O la figura dell’Ammazzasette, dal “Miles gloriosus” di Plauto all’“Orlando”
e alla commedia dell’arte. Poca roba. Da ultimo Camilleri ricorda Silvio D’Amico:
“Se un attore partecipasse a un fenrale, vorrebbe essere lui il morto”. Il protagonismo
è a doppio taglio.
Andrea Camilleri-Saverio Lodato, Un inverno italiano, Tea, remainders,
pp. 336 € 4,30
Nessun commento:
Posta un commento