La vena
leggera del marchese, prima della prigione e l’ossessione, della quale è
eponimo. Storie anche salaci, ma briose, e più divertite che cattive. La raccolta,
qui prefata da Lemaire, è stata messa assieme tra le due guerre da Maurice Heine,
uno dei tre scopritori di Sade, con Apolinaire e Gilbert Lély.
Le “Storielle” riprendono il titolo di Tallemant des Réaux, i
“Racconti e favolelli” sarebbero opera di un trovatore non più prude del Settecento. Le prime “Storielle”
sono copiate da Mme du Noyer, l’ugonotta impenitente che frequentò anche la
Provenza cattolicissima e il castello dei Sade, tra Sei e Settecento, ripresa
dalle sue “Lettres historiques et galantes”. Altri sono rifacimenti dei
racconti in versi alla moda ancora nel primo Settecento, di cui era specialista
Jean-Baptiste Grécourt. È l’apprendistato di Sade: la formazione letteraria si
faceva allora copiando. Sade ne fece in abbondanza, anche di Voltaire, Freret e
D’Holbach.
Un vena
boccaccesca. Heine
ha riprodotto una serie di quaderni bene ordinati del lascito, nei quali ha
trovato il progetto di una raccolta di racconti da intitolarsi “Il Boccaccio
francese”. Si pensava i Sade legati, via
Laura, a Petrarca, e invece il legame è con Boccaccio. A meno che non abbia ragione
Malaparte, e Boccaccio, quello del “Decameron”, non l’accigliato filologo,
abbia qualche nascosta radice francese… Un Sade simpatico, che però non piace,
e va al macero.
Sade, marchese di, Storielle, racconti e fabliaux, Lindau, remainders, pp. 260 € 10,50
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