domenica 27 novembre 2016

Il mondo com'è (284)

astolfo

Castro – Un peronista di sinistra. Negli elogi mortuari lo si vuole un libertario e un comunista, cose che collidono ma che comunque Castro non fu. Si continua a dirlo marxista, mentre non lesse Marx e non ne fu curioso – Inge Feltrinelli ne è testimone, ma non è sola. Né fu comunista: fece patti con l’Urss, nella logica della guerra fredda - allontanato dagli Usa, doveva fatalmente finire con l’Unione Sovietica. Non fu libertario in casa ma nemmeno fuori: patrocinò tanti movimenti di liberazione negli anni 1960-1970, e inviò anche truppe a loro sostegno, che però non combatterono mai. Erano una sorta di sostegno diplomatico armato, una delle tante manifestazioni d’intenzioni che costellavano la guerra fredda, anche per disinnescarla. Fu autoritario e anzi dittatoriale a Cuba, ma non comunista: non creò un partito vero, né strutture istituzionali nazionali e politiche. Fu un autocrate, gestiva il potere personalmente. 

Censura – C’è stata in Italia, sul cinema e il teatro, fino a tutti gli anni 1970, quindi col Pci al governo. Amministrata da Andreotti. Direttamente o indirettamente, attraverso i burocrati che sotto la sua vigilanza, come sottosegretario alla presidenza del consiglio di De Gasperi e poi come ministro e presidente, si erano formati e avevano fatto carriera. Amministrata da Andreotti come una forma di potere su produttori e registi. E come un fatto mondano.
Anche nei casi in cui le censure furono lamentate come dannose, le opere non sono poi state restaurate senza i tagli.

Il Pci, anticensorio in sede nazionale, censurava ordinariamente le proprie pubblicazioni. Il lettore di Sciascia postumo, dei racconti e le note da lui tralasciate nelle raccolte pubblicate in vita, ci s’imbatte in un testo, “Il bracciante sulla luna”, dallo scrittore pubblicato all’origine con minime varianti su numerose pubblicazioni, ma originariamente, nel 1960, destinato a un’antologia del “Pioniere”, la rivista del Pci per i ragazzi. Alla accolta “Racconti nuovi. Gli scrittori italiani per i nuovi lettori”. La direttrice della rivista e dell’antologia, Dina Rinaldi, apprezzò molto il contributo di Sciascia, a cui scrisse in forme molto lusinghiere: “La ringrazio moltissimo del racconto che trovo assai bello, singolare, così ricco”, etc. – “il Suo racconto è ottimo”, “passo oggi stesso il suo racconto in tipografia”, “La ringrazio ancora per la sua adesione, molto significativa”. Ma, nell’edizione della rivista, dove il racconto fu pubblicato a sé, i tagli sono molteplici. Tra cui un finale senza la battuta del bracciante del titolo: “Non è meglio se mi faccio raccomandare dall’arciprete?” – che era tutto il sale dell’aneddoto. Soppresso anche l’inciso “con buona paga”, dopo “un buon lavoro”. Sciascia non protestò.

Connettività – Se imposta, alimenta il rifiuto: collegando troppo, erige muri, incomprensioni e odi. Una bipolarità che che Lévi-Struss presentiva già nel 1971,  “Razza e cultura”. La “civiltà mondiale”, a dispetto delle lodevoli intenzioni che la anima, riduce l’umanità a “consumatrice sterile dei valori creati nel passato” e al rifiuto dell’altro: “Non si può simultaneamente sciogliersi nel godimento dell’altro, identificarsi con lui, e restare diversi”. E questo è come levare l’aria necessaria a respirare: “La via su cui l’umanità è oggi impegnata accumula tensioni tali che gli odi razziali offrono un’immagine ben riduttiva del regime d’intolleranza esacerbata che rischia d’instaurarsi domani, anche senza che le differenze etniche gliene offrano il pretesto”.

Destra-Sinistra – Con Trump la rete è diventata di destra. È quello che dicono gli guru Usa, uno più convinto del’altro, smaniosi quasi di “provarlo”, forse per cancellare l’errore dei sondaggi e delle previsioni: la rete è una palestra di bugie e mezze verità, costruite da professionisti ad arte, e rediffuse da manipoli mobilitati di simpatizzanti. Si è addotto anche l’uso di hacker di Stato russi per manipolare l’informazione sula rete.  E di hacker non identificati per manipolare l’esito del voto. Nonché  un trolling organizzato – ma Trump aveva un’organizzazione per la pubblicità virtuale che era quasi niente rispetto a quella di Hillary Clinton.
D i segno inverso fu la lettura della rete nel 2008, per la vittoria di Obama  alle primarie, e poi per la presidenza: un esercito spontaneo si era mobilitato per il candidato giovane e nero, innovativo quindi e progressista. Analogo segno si dava alla rete ancora otto mesi fa, per la crescita di Sanders nel confronto con Hillary Clinton per le primarie democratiche.
Certo, se è possibile modificarne l’esito con l’hacking, il voto non ha più senso. Non è possibile, ma si vuole crederlo.

Infanticidio – Il perdono del papa sembra avallare l’infanticidio, che è l’aborto. Ma è solo un allargamento del perdono, che già si applica – in condizioni “normali” – all’omicidio.
È bensì vero che la chiesa è in questo in ritardo: l’infanticidio si è praticato come  quanto l’omicidio, in tempi remoti e in tutte le tribù. Specie in quelle occidentali, nomadi. Ma pure nelle società matriarcali, per esempio in India, vittime soprattutto le figlie femmine. E questo fino a tempi non remoti  e probabilmente tuttora. In “Razza e cultura”, 1971, Lévi-Strauss registra come non eccezionali nel suo campo di studio, nell’antroplogia, “pratiche come l’infanticidio, che colpiscono indiscriminatamente i due sessi in casi determinati – nascite dette anormali, gemellarità, etc. -  oppure più particolarmente le bambine”.

Isolazionismo - Se ne fa carico agli Usa – ora di più, dopo l’elezione di Trump – che invece sono stati e sono tuttora, anche se non sempre per i “buoni motivi”, il paese più aperto all’immigrazione:  45 milioni di arrivi nel millennio, legali e illegali, su una popolazione di 320 milioni-  fronte dei 22 entrati nella Ue con grande scandalo, su una popolazione di 507 milioni. Mentre esso è nel cuore di molta stampa e opinione pubblica in Italia e in Europa, che si dice aperta ma invoca l’esercito.
È una posizione mentale e pratico d’altra parte sterile. Standosene chiusi non si fa – non si ha, non si è nella – storia. è la conclusione con contestata dell’antropologia : le culture isolate non hanno creato cultura né storia. Ed è anche ovvio.
Le società possono chiudersi verso il Sud, e aprirsi al Nord? Sempre che al Nord non considerino questo Sud una zavorra: l’andare verso Nord è travolgente.

Nimby Not in my back-yard, non a casa mia, è acronimo americano, per la diffusa pratica di opporsi a qualsiasi modifica dell’ambiente dove si vive e a cui si è affezionati. Ma poi si scopre, ora che se ne annuncia la chiusura, che Cape Cod, la zona di mare temperata della nobiltà di censo di Boston, famosa alle cronache per le intemperanze dei Kennedy, ospita una centrale nucleare. Non grande, da 700 Mw, ma pur sempre nucleare, con fumi, scorie, e la nota sequela da nimby. Mentre Milano, il sindaco progressista di Milano, invoca l’esercito perché due sudamericani si accoltellano. E il vippaio democrat di Capalbio rifiuta anche un solo immigrato – di quelli dei gommoni, di altri se ne serve per il prato e le siepi, costano poco. Ha fatto una causa per questo. E l’ha vinta, subito.
Capalbio, 8 km. di Aurelia nel territorio comunale, blocca anche l’autostrada da Tarquinia – e in alternativa il raddoppio dell’Aurelia. Il Molise, 33 km. di attraversamento, blocca l’alta velocità per la linea ferroviaria adriatica, con danno della Puglia, l’Abruzzo e le Marche – quindi senza nemmeno giustificarsi.

Transgender – È la chiesa. Si dice la chiesa femminile ma è transgender.
A prima vista si direbbe che la caratterizza sessualmente l’eunuchismo, maschile e femminile, che sempre l’ha contraddistinta, dai primordi – il beghinismo, anche laico, di uomini e donne che vivono nel matrimonio. Ma è la consolazione di molte donne, per il rifiuto del sesso forse più che per l’attrazione dei rituali di fede e di preghiera. E anche di molti uomini, seppure non nella stessa proporzione.  

astolfo@antiit.eu

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