venerdì 18 novembre 2016

Il partito (Democratico) che non c’è

Sa di buffo, se non fosse anche un po’ tragico, il doppio ruolo di Renzi, di capo del governo e capo del partito D emicranico. Perché il partito non c’è. Per quel poco che se ne manifesta è un dei tanti gruppi anti-Renzi, e di suo accumula solo insufficienze, anche penose.
Un partito d’incapaci. Ha vinto le elezioni e non ha saputo fare il governo – glielo ha dovuto fare Napolitano, l’allora presidente della repubblica, con la stampella della destra. Anche in precedenza, quando si chiamava dell’Ulivo, aveva vinto varie elezioni, e sempre si era mostrato incapace di governare.
Un partito di rancorosi. Ha silurato Prodi più volte, che adesso invoca contro Renzi. E silura Renzi, compatto al referendum, non sa nemmeno in nome di che o di chi. Anche magari a costo di perdere poi le elezioni.
Un partito di stupidi. Voleva commissariare Roma per mafia. Roma. La capitale d’Italia. La capitale della cristianità. La città più grande d’Italia. E un sindaco Pd.
Lo stesso Renzi a questo punto c’è da chiedersi: ma chi è, cosa vuole? Se organizza un congresso a gennaio di un partito che non c’è.

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