Ci sono le
monache che fumano nei chiostri, prima che nello “Young Pope” di Sorrentino. Ma
niente di più. Un quindicenne sedotto dalla madre dell'amico, una figlia
suicida, un docu-film su un impostore letterario alla De Man, il
decostruzionista-detective, molte storie sfiziose, c’è pure un viaggio a
Lerici-Portovenere, sotto la neve, con la star del cinema del momento, e
niente: l’autore sembra disappetente. Il lettore corre alla fine, ma giusto per
curiosità, saltando le molte pagine riempitivo, per vedere come si compongono le
vicende – si compongono, ma senza catarsi.
Inutile
attardarsi. La star, fragile, diafana, a letto russa. La figlia forse è un po’ pazza.
Il “De Man” è evanescente. Frigidi i numerosi variati coiti – lei non ha nemmeno
un nome, giusto quello del marito, Mrs. Gray. Ci sono anche false piste: la
madre seduttrice è “la mia Celia” shakespeariana, che invece non è. E un finale talmente indigente che si pensa di aver capito male. Di singolare,
ecco, c’è la frigidità. Come di un compito svolto di malavoglia – in obbedienza
a Plinio, “nulla dies sine linea”? Il titolo originale, “Ancient Light”, era anche
sincero, non traditore come in traduzione.
C’è Leopardi, con la morte prematura,
“Sopra un bassorilievo antico sepolcrale”. Ci sono il Tempo e la Memoria, “coppia
pignola di arredatori, che spostano sempre
i mobili, e ridisegnano e anche riassegnano le stanze”. Che altro? Banville si salva alla fine dicendo il suo narratore “agito,
da forze ignote”. E il lettore?
John Banville, Un’educazione amorosa, Guanda, pp. 280 € 17.50
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