Lo spettacolo è comunicare col diavolo.
Alla fine il trattato è questo, una predica. Ma Tertulliano, il primo dei
grandi berberi della cristianità, prima dei santi Cipriano e Agostino, è anche
lui un grande scrittore, oltre che un teologo – il primo: argomentò la Trinità,
benché tardo convertito, sui trent’anni. La sua arringa contro gli spettacoli,
del circo, dell’anfiteatro e del teatro, è anche una miniera di etimologie e di
festività. La prima guida al mondo romano delle feste, del 200 circa d.C., che
si avviava a prendere dopo pochi decenni la metà delle giornate dell’anno. Una
testimonianza anche, vivace, della crudeltà romana.
Una curiosità è che il trattato fu
scritto in velata polemica col papa Callisto, che con un breve aveva “depenalizzato”
l’adulterio e il sesso – la permissività non è nuova nella chiesa. Resta da
accertare, sullo fondo di questo rifiuto filosofico e quasi teologico del
divertimento (“ludus”), se esso è un peccato contro Dio, oppure, come voleva
Debord cinquant’anni, un trucco del capitalismo, un’alienazione indotta delle
masse. Ma sempre resta che le masse non si devono divertire.
Tertullien, La première société du spectacle, Mille-et-une-nuits, pp. 92 € 3,50
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