Non fu Maometto ma i suoi successori un
secolo dopo la sua morte, raccolti come umma,
conunità dei credenti, a creare l’islam. Stabilendo che solo chi credeva nel
Corano come rivelazione divina, e in Maometto l’ultimo dei profeti promessi
dall’Antico Testamento, poteva far parte della umma: da quel momento, dice lo storico americano, divenne credente
solo il mussulmano. Prima, il movimento dei credenti che Maometto aveva messo
assieme si distingueva solo per il monoteismo – e per differenze di lingua e
tribali. Aveva “carattere ecumenico e non confessionale”. Non distinto dagli
ebrei e dai cristiani – peraltro anche questi divisi in confessioni aspramente
in conflitto tra di loro, diofisiti, monofisiti, nestoriani, eccetera. È con Abd El-Malik, il capo dei Credenti
che si proclama “califfo (delegato) di Allah”, che Maometto è imposto come
profeta e il “Corano” come testo sacro: è sul finire del secolo VII quindi che
la “comunità dei Credenti” si trasforma in islam.
Non è il solo punto originale di questa trattazione didascalica, a uso degli studenti all’università di Chicago. Quasi in antitesi a questo suo primo assunto, Donner intende ribaltare anche l’ordine imposto all’islamologia da Ernest Renan, l’orientalista francese dell’Ottocento: che quello di Maometto fu un movimento politico e solo in subordine religioso. Questa la sintesi dello stesso Renan alla fine dei suoi studi: “Il movimento mussulmano si sviluppò praticamente in assenza di fede religiosa”. Pochi i discepoli fedeli alla sua morte: “Maometto, in realtà, convinse ben poche persone in Arabia, senza mai riuscire a superare l’opposizione del partito omayyade”.
Non è il solo punto originale di questa trattazione didascalica, a uso degli studenti all’università di Chicago. Quasi in antitesi a questo suo primo assunto, Donner intende ribaltare anche l’ordine imposto all’islamologia da Ernest Renan, l’orientalista francese dell’Ottocento: che quello di Maometto fu un movimento politico e solo in subordine religioso. Questa la sintesi dello stesso Renan alla fine dei suoi studi: “Il movimento mussulmano si sviluppò praticamente in assenza di fede religiosa”. Pochi i discepoli fedeli alla sua morte: “Maometto, in realtà, convinse ben poche persone in Arabia, senza mai riuscire a superare l’opposizione del partito omayyade”.
Una islamologia variamente articolata ne
è seguita, ma sempre nell’alveo segnato da Renan. Ultimamente - spiega Donner -
Grimme e Montogomery Watt ne hanno fatto all’origine un movimento
essenzialmente sociale ed economico. Mentre “numerosi altri” - Donner cita
Caetani, Becker, B.Lewis, Crone, Bowersock, Lapidis e Bashear – “hanno
sostenuto che il movimento fu, in realtà, una vicenda politica di tipo
nazionalista o «nativista», nella quale la religione era secondaria”,
funzionale ad altri obiettivi.
Il lettore comune non sa che pensarne,
leggendo questa doppia ricostruzione. Se non dicendosi l’islam un movimento
politico e religioso insieme. Lo stesso Donner dissolve i contrati fra la umma e la dinastia omayyade (660-750) in
una sorta di divisione del lavoro: la dinastia non fu di “cinici manipolatori
del movimento religioso iniziato da Maometto”, bensì si occupò di dare
“concreta realizzazione” agli obiettivi” del movimento stesso. E il sincretismo
iniziale, quando ancora non c’era il Corano, con cristiani ed ebrei?
Storicamente c’è stato. E non c’è stato – nella sue breve vita troppe battaglie
Maometto condusse contro gli ebrei della Medina e la Mecca. Affermarlo
“storicamente” sarà un non riprovevole tributo al colloquio delle fedi.
Anche la storia, dopo l’enunciato, è molto
conciliante. La conquista non fu distruttrice. Le altre fedi furono libere. E alle fonti mussulmane del secolo VIII,
le prime di parte islamica, che “puntano
a eliminare o a oscurare le caratteristiche ecumeniche del movimento
originario”, e “tendono a tratteggiare l’espansione soprattutto come serie di
conquiste”, di “non mussulmani” da parte di “mussulmani”, consiglia di non
credere. Quello dei Credenti considera per tutta la trattazione un movimento di
fedeli. Mentre si compone, subito dopo la morte di Maometto con Abu Bakr, ma
già prima con Maometto, di “armate”. Veri eserciti, ordinati, che penetrano regioni
strutturate e protette, in Siria, Mesopotamia, Armenia, e poi in Egitto, urbanizzate,
cittadine, non territori di nessuno, dentro due imperi, il bizantino e il
sassanide, per quanto laschi. Questo “nei primi anni Trenta\Cinquanta del VII
secolo” – Maometto era appena morto, nel 632: a pochi anni dalla sua morte la
conquista islamica del Medio Oriente, fino all’India (Pakistan), e dell’Egitto
è cosa fatta.
Un libro però facile facile, questo è il
suo lato migliore – per “non specialisti e lettori generici”. Benché
dettagliato e, si presume, fondato. Che spiega con chiarezza le cose che
pensiamo di sapere e invece non sappiamo. A cominciare dalla storia e la
geografia dei luoghi al tempo di Maometto. Con un glossario. E una ventina di
foto tutte sorprendenti, di mappe ma anche di architetture, quindi di manufatti
ben presenti sul suolo, che però non fanno parte del menù turistico, che è il
solo oggi a disposizione sul Medio Oriente. Con molte curiosità. Per esempio
sull’origine e la natura del “Corano”. Come “pia pratica di
mussulmani vissuti molto dopo” Maometto. O anche come “un inno strofico
preislamico delle comunità arabe cristiane, adattato successivamente da Maometto” – “secondo
alcuni studi recenti, il testo del Corano
sarebbe non soltanto informato dei dibattiti teologici in seno alle comunità
cristiane di lingua siriaca” ma ne darebbe anche la contestazione. Oppure
frutto tardo di un islam già omayyade, “frutto di una lenta cristallizzazione
avvenuta in seno alla comunità mussulmana
in un arco di tempo di oltre duecento anni perlopiù al di fuori dell’Arabia,
e forse, prevalentemente, in Iraq”. Una riflessione comunque non araba, e certamente non al servizio di un
nazionalismo arabo: “Il Corano,
chiaramente, si rivolge a coloro che si ritengono Credenti, il che non ha molto
a che fare con l’etnicità”: “Le poche volte in cui il Corano menziona gli a’rab, ossia i nomadi, lo fa cn accenti
negativi, mentre non parla ma di arab,
gli arabi”.
Fred M.Donner, Maometto e le origini dell’islam, Einaudi, pp.XIV- 289, il. € 23
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