La
produzione si riprende nel terzo trimestre, crescendo di uno 0,3 per cento,
rispetto ala stagnazione del secondo trimestre. Ma la crescita è dovuta alle
vendite automotive (Fca). Senza beneficio per l’occupazione e il reddito.
L’economia
resta in deflazione: i pressi arretrano ancora. Di poco, dello 0,2 per cento a
ottobre, ma su una linea di tendenza costante: la domanda è debole, l’offerta
si fragilizza.
Il
debito pubblico diminuisce a settembre, di 12 miliardi, rispetto a agosto. Ma
per effetto di una riduzione delle disponibilità
liquide del Tesoro (pari a 25,3 miliardi) – e in piccola parte (1,9 miliardi) della
rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione, e\o per effetto della
rivalutazione dell’euro. Una partita di giro.
La
spesa pubblica è in realtà aumentata di 15,2 miliardi. Questa maggiore spesa,
più i “risparmi” di 12 miliardi, in totale 27,2 miliardi, si compensano con la
ridotta liquidità del Tesoro e la rivalutazione dello stock dei titoli di
debito.
Il
debito pubblico è comunque incrementato quest’anno di 40 miliardi - di 65 senza
la riduzione “cosmetica” della liquidità del Tesoro.
Lo
“spread”, il differenziale d’interesse dei Btp sui titoli tedeschi, è salito dall’1
all’1,8 per cento in poche settimane, quasi raddoppiato. Ed è atteso al 3 per
cento dopo il referendum del 4 dicembre, e la prevista vittoria del No alle
riforme.
Su
uno stock del debito di 2.250 miliardi, un punto in più equivale a una spesa suppletiva
per interessi di poco meno di 25 miliardi.
In
Germania come negli Usa la disoccupazione si riduce a livelli “fisiologici” per
il gran numero di “scoraggiati” (soprattutto donne) che abbandonano il mercato
del lavoro, e per il gran numero di mini-job, lavoro solo per poche ore al
mese.
Negli
Usa 48 milioni di persone, su 320, si nutrono grazie alla social card - ai buoni
governativi.
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