“Nessun paese può fare a lungo più deficit che
pil” (Tremonti, ma così).
Il deficit è sul 2,4 per cento, contabilmente
– di fatto oltre il 3 per cento, molte coperture essendo di comodo.
Il pil cresce al più dell’1 per cento.
La spesa alimentare è in forte calo: negli anni
2007-2015 è diminuita del 12,2 per cento (Censis).
Un ampio food
social gap si è prodotto, un classismo del cibo (Censis), rispetto al 2007,
all’inizio della crisi: a fronte di una spesa media per alimentazione ridotta
del 12,2 per cento, quella delle famiglie operaie si è ridotta del 19,4 per
cento (e se in capo a un disoccupato del 28,9).
Nei primi nove mesi del 12016 quasi mezzo milione
(442 mila) assunzioni a tempo indeterminato in meno rispetto al 2015 (Istat).
In Italia e in Europa l’occupazione è ancora
al di sotto dei livelli pre-crisi, 2007, anche se di poco.
Lo sarebbe di più se non fossero aumentati gli
occupati immigrati: di un punto e mezzo percentuale sul totale degli occupati,
da 14 a 17,2 milioni.
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