Camus
–
La “filosofia della rinuncia” è più o meno etica? Discolperebbe l’insuccesso, e la viltà. Ma il lato socratico
è indefettibile, che il sapere decide il fare, e quindi anche il non volere.
È
del resto vero che ognuno si determina – vuole - per ciò che sa – tra il reale
e l’ideale c’è un abisso, e dunque con un’etica astratta.
La
vita, se non l’arte, è un progetto, ogni particolare vi confluìsce. È la Venere
di Cranach il Vecchio, che non è vera ma è un bel progetto. Un progetto è
sempre bello. Poi magari uno viene
condannato alla cicuta. Dai suoi, del suo partito. Ma sono due cose
diverse. Se i democratici di Atene avessero saputo quello che sapeva Socrate
non l’avrebbero ucciso, il killer è
analfabeta.
Dandysmo
– È la mimesi di Girard, desiderio di
ciò che l’altro ha o è – una forma di gelosia. Così
sarà nella tradizione filologica, dell’applicazione e delle metodologie.
Ma
la mimesi si può vivere diminutiva, quella del mimo e dell’azione teatrale: una
riduzione dell’io e la disponibilità a entrare negli altri. Senza altruismo, la
voglia fastidiosa di sacrificio: per natura (complessione) o modo d’essere. È in
questa disposizione il dandysmo, nel dono fisiologico del gaudium, o laetitia,
di cui in Seneca, il piacere che nasce da noi stessi in noi stessi, in
opposizione alla voluptas, il piacere che viene da altri – un “milidandysmo”.
Digitazione – Nell’attesa, al bancomat, alla posta, alla biglietteria,
alla stazione, in aeroporto, tutti digitiamo. Anche nei viaggi, in treno, in aereo, per quanto lunghi, e perfino
camminando, anche se non si aspetti nulla. Non leggiamo, non conversiamo, non
guardiamo curiosi, non guardiamo il nulla: digitiamo curvi sul cellulare – con qualche
interruzione per dialoghi a distanza, sempre al cellulare. È chiaro che la
comunicazione è digitale. Come anche, alla seconda generazione, la formazione.
Anche la conversazione si preferisce al telefono. Ma di preferenza,
seppure faticosa, su Whatsapp. Come interlocuzione, con ritrattazione ampiamente
possibile – come rinvio, e non coinvolgimento.
In quanto spettacolo il fenomeno non è grato. Appesantito
dal concomitante grigiore delle apparenze, abbigliamento, sui toni del grigio e
del nero, la stessa pelle si vuole coperta di tatuaggi, e delle forme, accuratamente
trasandate, e più spesso sporche – la mancanza di cura, da cura diventa abitudine
e abito. Se l’estetica ha un fondo di verità, la verità contemporanea è grigia
e gretta.
La digitazione non accelera ma rallenta. I tempi di attesa
si moltiplicano invece di ridursi. Effetto dell’attenzione diminuita – ossia accentrata
sul cellulare, sul “non qui non ora”, e quindi indisponibile. Il tempo, bene
immateriale, si spreca. Senza colpa né sensi di colpa.
Malgrado il monopolismo digitale, la vendita\acquisto di libri
è in aumento: il tempo libero cresce in parallelo col tempo sprecato (l’attesa)?
Forse a spese del tempo famigliare o degli affetti – posto che il tempo di
lavoro resta obbligato, al cronometro marcatempo (o, se ridotto contrattualmente,
si amplia col pendolarismo).
Si è dilatato il tempo libero? O l’attenzione? Più
informazione più curiosità, la conoscenza si autoalimenta.
Guerra
civile
– Non ritorna con Trump, dopo tante manifestazioni recenti, ed è strano. La sua
elezione ha innescato manifestazioni di protesta, anche nutrite e radicali. Ma
il concetto non è stato evocato, né quello connesso di resistenza. Neppure nella
forma della disobbedienza civile, che fu forte negli Usa negli anni1960 e portò
alla riflessione più celebre di Hannah Arendt. Il test è insidioso, è pur l’esito
di un voto popolare che si contesta, senza peraltro metterne in dubbio
l’autenticità. Quindi libero - di esso non si dice nemmeno che possa essere
stato manipolato dalla propaganda, o che alcune frange dell’elettorato possano
essere state plagiate in qualche modo. Si attua la protesta come per scarico di
coscienza, e si mette agli atti.
La guerra civile di cui si è pensato e
scritto molto in questi anni è in realtà una forma di guerra “classica”, contro
cioè un nemico esterno. L’islam che si rivolta, in Europa (Londra, Bruxelles,
la Francia tutta) e negli Usa, alla seconda o terza generazione, in teoria
quindi assimilato, è in realtà un nemico esterno. Si vuole tale, è percepito
tale.
Lettura - Presuppone il saper leggere, come apprendere presuppone il
voler imparare: non sono funzioni passive – “I libri
istruiscono soltanto coloro che già sanno” sono parole famose di Paul-Louis Courier morente, uno che per ridere leggeva
Plutarco (“le vite sono romanzi comici”).
Populismo – Tra popolo e
populismo solo una paretimologia? Come tra lima
e limone, tinca e tincone, pontefice e ponte, e tra pira, piramide e piramidone?
Sapere - Pone Kant l’illuminismo sotto la divisa “sapere aude”, san Paolo sotto il precettto “noli
alterum sapere, sed time”, non indagare, porta rispetto. Il sapiente potrebbe
essere quello che mangia il gelato perché gli piace
la cialda – l’esercizio della curiosità.
Sherlock Holmes – Ma è un filosofo.
Il Metodo Sherlock Holmes è l’attenzione per le piccole cose, la Cura
filosofica.
Storia – È in rapporto
al punto di vista – esigenze, pregiudizio, ideologia. Non c’è storia, per
quanto monumentale, catastrofica, ineliminabile, che s’imponga se non è
recepita - secondo i canoni del recettore, i suoi criteri di giudizio e le sue
esigenze.
La
storicità è tolleranza, sia pure senza indulgenza, come Goethe voleva.
È la “currendi libido” dei
fanciulli, o morbo “pestiferae navigationis”. Irrequieta e
incostante. Rivoltosa perciò, ma in spirito accomodante: non sa dire di
no, sopporta.
È
stata, fino a non molti anni fa, quella di Cornelia
madre dei Gracchi che diceva “i miei gioielli” i figli ribelli, nel quadro del
fascismo e non del Sessantotto.
Veder
dire -
L’interrogatorio dei giurati nella procedura americana, da parte del giudice ma
anche della difesa, per appurarne l’equanimità, senza pregiudizio (un giudizio
preconcetto), si chiama voir dire. La
formula avrà una sua origine specifica, tra i coloni o cacciatori francesi d’America,
ma una persona si capisce vedendola parlare?
zeulig@antiit.eu
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