Si
è detto dello schieramento massiccio dei media in favore di Hillary Clinton,
dei giornali a stampa e online, e delle tv. All’ultimo censimento, due settimane
prima del voto, 280 quotidiani erano a favore della candidata democratica, con
22 milioni di copie, quattro per il repubblicano, con 276.000 copie di
tiratura. Ma forse l’inefficacia dei media non è stata totale: le radio
tifavano prevalentemente Trump.
I
principali talk radiofonici sono
conservatori e hanno tifato Trump: una platea calcolata in 45 milioni di
ascoltatori. Inoltre, la maggiore rete radiofonica americana, l’iHeart Media
texana, avrebbe siglato un accordo informale con Trump per sostenerne la candidatura:
iHeart è il maggior gruppo editoriale americano, con un fatturato annuo di sei
miliardi di dollari, il doppio del maggiore gruppo della carta stampata,
Gannett (“Usa Today”).
La
radio è il terzo mezzo di comunicazione per fatturato negli Usa, dietro la Tv e
la carta stampata, ma il secondo e forse anche il primo per abitudini di
ascolto. Essendo fruibile in automobile, che è mezzo di spostamento obbligato
per il lavoro e la spesa. L’ascolto medio pro capite giornaliero sarebbe di
circa due ore. Secondo uno studio del portale tedesco Statista, il 54 per cento
della popolazione si sintonizza ogni giorno sulla radio, contro il 75 per cento
della tv, e il 46 per cento dei social media.
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