Si
moltiplicano a Roma i megamostrti residenziali nei parchi. Cubature
sovraccariche, di sei-sette piani, con attici e superattici. E balconate
profondissime, giustamente, essendo nel verde. Per ottanta-cento metri di lato.
Si
moltiplicano con meraviglia di molti. In parchi privati, ma ben soggetti a
vincoli ambientali, paesaggistici, storici, e anche urbanistici e edilizi. Uno
sfregio comunque per tutti, eccetto che per gli acquirenti, che si godranno il
verde dall’interno – gli altri possono sempre abbassare gli occhi. Ma con tutte
le carte in regola: i comitati che vi si oppongono trovano sempre tutto in
regola, dai vigili urbani, in circoscrizione e al Comune. Con la giunta di
sinistra, poi di destra, poi di sinistra – i 5 Stelle che ora governano non si
sa, ma non se ne occupano.
Si
moltiplicano le megacubature nel verde nella parte occidentale della città:
Sant’Onofrio e le Mura Gianicolensi, Monteverde Vecchio, l’Aurelia Antica. In
aree di proprietà, direttamente o indirettamente (tramite ordini religiosi) del
Vicariato di Roma, l’amministrazione romana dei beni del Vaticano. E questo
pare sia la chiave del mistero che i comitati di protesta non hanno saputo
risolvere: gli immobiliaristi comprano con l’immobile e il terreno anche la
licenza. Cioè non la comprano, non è in vendita, ma ne hanno garanzia.
Le
magastrutture passano per ristrutturazioni di vecchi edifici in disuso, scuole,
conventi, cliniche, con la certezza che le autorizzazioni arrivano presto e
inattaccabili. Anche se moltiplicano per cinque e dieci volte le cubature.
Anche se gli edifici cambiano surrettiziamente di uso. Anche in giudizio
Si
dice, a volte, che la giustizia non risolve. Un paio di queste megastrutture sono
sotto sequestro perché i titolari sono inguaiati per altri affarucci – uno di
essi per Mafia Capitale. Ma il business va avanti uguale. Il Vicariato vigila
anche sulle code giudiziarie?
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