Una vita prodigiosa, tanto più quando fu
narrata, nel 1982, nel pieno della contestazione femminista: prodigiosa per
essere normale. Cristina strapaesisticamente “da Pizzano” è onorata poetessa e polemista,
letteraria e politica, in Francia, dove è emigrata col padre astrologo e medico
del re Carlo V, Tommaso di Benvenuto da Pizzano – Tommaso fu chiamato a Parigi
nel 1368, poco dopo la nascita di Cristina, per chiara fama, da professore di astrologia
all’università di Bologna, e veggente a Venezia, dove praticava
per la nobiltà.
Christine, nata a Venezia nel 1364,
morta in Francia nel 1432, è considerata la prima scrittrice europea
“professionale”, che abbia vissuto della sua penna. Malgrado una storia, anche
personale, delle più agitate. Bilingue, alla corte si parlava anche italiano, ha
scelto di scrivere in francese, quando, in età adulta, decise di vivere da
sola, mantenendosi con la scrittura.
Questo di Régine Pernoud è un romanzo, e non una ricostruzione storica. Ma Pernoud è stata dirigente delle Belle Arti in Francia e medievista per formazione e passione, non s’inventa nulla. Prima del Trecento l’educazione delle
ragazze era stata normale. Dopo, un po’ meno. Tuttavia una certa Novella insegnava
a Bologna all’università, suppliva il padre di Cristina quando era impedito. È su
insistenza e iniziativa di due donne, Caterina di Siena e Brigitta di Svezia,
che il papa Gregorio IX, Pierre Roger de Beaufort, torna a Roma in quegli anni dalla comoda cattività
avignonese.
Per Cristina non fu facile – ma non lo era per nessuno. Nel 1380, alla morte di Carlo V, la famiglia del medico e astrologo di Pizzano fu allontanata dalla corte. Cristina era già sposata da un anno e resterà vedova a venticinque anni, con tre figli, più la madre e una zia da mantenere. Decide di vivere da sola e questo non la aiuta: le vedove non riposate erano allora in sospetto di usura o lussuria. Non solo, decide di vivere da sola scrivendo. E ci riesce: sarà la protagonista letteraria del suo tempo, le prime decadi del Quattrocento. Subito, nella prima decade, con una serie di interventi sulle questioni del tempo, di storia, politica, morale – nei primi anni due e tre libri l’anno, sullo studio, la fortuna, la virtù delle donne, la prudenza, la polizia…: quindici volumi in sei anni.
Questo di Régine Pernoud è un romanzo, e non una ricostruzione storica. Ma Pernoud è stata dirigente delle Belle Arti in Francia e medievista per formazione e passione, non s’inventa nulla.
Per Cristina non fu facile – ma non lo era per nessuno. Nel 1380, alla morte di Carlo V, la famiglia del medico e astrologo di Pizzano fu allontanata dalla corte. Cristina era già sposata da un anno e resterà vedova a venticinque anni, con tre figli, più la madre e una zia da mantenere. Decide di vivere da sola e questo non la aiuta: le vedove non riposate erano allora in sospetto di usura o lussuria. Non solo, decide di vivere da sola scrivendo. E ci riesce: sarà la protagonista letteraria del suo tempo, le prime decadi del Quattrocento. Subito, nella prima decade, con una serie di interventi sulle questioni del tempo, di storia, politica, morale – nei primi anni due e tre libri l’anno, sullo studio, la fortuna, la virtù delle donne, la prudenza, la polizia…: quindici volumi in sei anni.
Verrà in primo piano nella controversia
che oppose Jean de Gerson, da lei sostenuto, a Jean de Meun, l’autore dell’incriminato
“Romanzo della rosa”, antifemminista. E con le sue opere di orgoglio femminile,
il “Libro delle cento ballate”, liriche di grande successo, e “La città delle
donne”. In anni tumultuosi, in cui bisognava pure barcamenarsi tra gli inglesi
invasori e il legittimismo francese. Fino all’arrivo di Giovanna d’Arco, che
Cristina riconobbe subito, e cantò dopo la vittoria di Orléans, con un “Dittié
de Jeanne d’Arc”, il libro di Giovanna d’Arco, mentre già era nel convento di Poissy,
dove morì.
Régine Pernoud, Cristina da Pizzano. Storia di una scrittrice medievale, Jaca Book,
remainders, pp. 216, ill. € 6,65
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