Quattordici racconti d’autore che in qualche misura inducono una
suspense. Di tipo gotico, curioso, sorprendente, ossessivo, psicopatico. Ma più
che altro leggero – educato. Anche manierato. Hemingway fa il “nero” alla
Hammett, trucido. Svevo l’assassino pensieroso, alla Dostoevskij. Buzzati lo
scambio di persona – ma, al solito, senza crederci: lo scambio non fa
eccezionale ma in serie. Balzac ambienta tra i notai, i gioiellieri, gli
albergatori e le cameriere esose la vecchia punizione dell’amore fedifrago tra
anime nobili. E naturalmente si mette alla prova la virtù delle donne, De
Roberto addirittura al calcolo delle probabilità.
Il divertimento c’è, non tanto per le storie quanto per la
sorpresa – anche Flaiano? anche Maupassant? Di memorabile c’è solo il racconto
di Henry James probabilmente, “Un tragico errore”, qui in prima traduzione, col
quale esordiva a vent’anni – ha avuto tempo per ravvedersi. E una parodia,
questa sì da culto, di Sherlock Holmes, già nel 1902, opera di Mark Twain: il
detective preso al suo laccio, di indizi che nessun altro ha raccolto, nemmeno
lui. Anche Wodehouse non è male, nel suo genere sorridente, sul vizio di
leggere gialli.
Giallo è il coloredel momento. Si ride? Di giallo. Si piange? Di
giallo. Ma per lo più si ride – si sorride: gli autori “seri” non si prendono
sul serio, compresi quelli di stagione, Manzini, Malvaldi. Oppure: il giallo
torna il colore che è, indistinto. Oggi tutto è giallo, dopo essere stato tutto
romanzo, anche i conti dell’Istat. I curatori mettono le mani avanti,
giustificandosi con la letteratura sul giallo, che anch’essa si è allargata, da
Scalfari a Tzvetan Todorov. Ma che vuol dire, che non hanno di meglio?
Fulvio Gianaria-Alberto Mittone (a cura di), Insospettabili, Einaudi, pp. VIII-266 €
14,50
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