Uno stupro con femminicidio, nella
placida campagna inglese, in un racconto tutto domesticità e niente horror, di
Charles Lamb, arguto e devoto saggista del primo Ottocento. Devoto anche agli
affetti familiari, specie alla sorella maggiore Mary, con la quale scrisse molto,
malgrado le sue follie ricorrenti, matricide.
Dei due, spiega la curatrice Maria
Stella, la narratrice era Mary. “A Charles Lamb piacque rappresentarsi , in
contrapposizione alla «cugina Bridget» (la sorella Mary), come uno che non
amava raccontare storie”. Invece ne raccontò più di una, e questa “Rosamund Gay”
in modo efficace: scorre agevole, come ne scrivesse con la mano sinistra, da
mestierante.
Il “lungo racconto breve” viene dopo la
stagione della poesia, e della narrativa a firma congiunta con Mary. Ma Charles
ha, non ancora di 23 anni, una padronanza felice della narrazione. Il racconto
Maria Stella dice “una ballata lirica in prosa”, per echi di Woodsworth, e “per
la centralità problematica del narratore, per la cristallina
chiarezza del linguaggio, per la valenza mitica attribuita alle figure locali e
ai rituali della privacy quotidiana”. Cioè un vero racconto, o romanzo –
abbozzo di romanzo, molte figure e situazioni solo abbozzate. Manierato, naturalmente:
“Rosamund Gray era la giovinetta più bella che occhio avesse mai contemplato”, tutto
è già detto all’inizio, eppure uno svolgimento c’è.
L’introduzione di Maria Stella, curatrice
anche delle narrazioni di Mary Lamb, è parte
efficace della narrazione - una Maria
Stella fu contemporanea di Mary e Charles Lamb, supposta figlia scambiata di
Luigi Filippo II duca d’Oléans, il futuro re Luigi Filippo.
Charles Lamb, Rosamund
Gray, Sellerio, remainders, pp.103 € 3
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