Si
ricompatta e celebra il Pci romano, in disarmo dopo le denunce e gli arresti,
per la difesa della Costituzione intoccabile al referendum. Che l’Italia
virtuosa ha assicurato, in cima la Sicilia e la Sardegna, terza la Campania –
ma Napoli è al primo posto. Seguite da Puglia e Calabria.
Si
commenta il referendum come una difesa della Costituzione, per la mobilitazione
dell’elettorato al 70 per cento, un quasi record. Mentre è palesemente una
mobilitazione contro la liberazione del voto: per l’intrallazzo.L’Italia
è un paese che non vuole cambiare. Corrotto nel midollo, la politica non sa
concepire che come intrallazzo. Difendere la Costituzione? La difendeva la
riforma.
Il Pci romano è quello di Buzzi (e Carminati), per gli appalti di favore alle
cooperative compagne, e di innumerevoli ecomostri, con larghe tangenti. Ha liquidato di forza Marino, che ha tentato
di arginarlo. Ha votato Raggi, per indebolire il Pd. E celebra la caduta di
Renzi come un arrivano i nostri. Al Sud il No è per mantenere le politiche di
cordate e camarille: il sottogoverno.
Ma
forse non è disattenzione. Si prospetta come migliore legge elettorale il
proporzionale, cioè la codifica del sottogoverno. Si vuole il No un voto di protesta. Per la vecchia politica? Non è un no a Renzi, altrimenti sarebbe un triofo per lui, il 40 per cento contro tutti.
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