Si diffonde come un contagio la raccolta differenziata
dei rifiuti, dopo decenni di renitenza. Ci sono ora soldi per questo. Ma senza
criterio. Si fa raccolta indifferenziata di molti rifiuti che sarebbe agevole
riciclare: vernici e colori, legno, carte da cucina e da forno, cancelleria, etc.
Quasi ovunque vengono esclusi i rifiuti più comuni, gli umidi – e anche più
facili da riciclare. O allora vengono raccolti col cucchiaino.
Si riproducono in campagna i moduli di
raccolta urbani. Un sacchetto minuscolo, che la cosa più ingombrante che
contiene è la cacca degli animali domestici, dove si consumano ogni giorno chilogrammi
di verdure, ortaggi e frutta. Nelle campagne irrigue e nelle zone umide, per
esempio nella virtuosa Toscana, di potatura frequente e abbondante, con cespi
da ripulitura di lattughe, cavoli, finocchi, carciofi, niente che li raccolga per
il compost. O altrimenti sacchettini minuti, trenta per trenta, delicati,
trasparenti, per i radi fiori e le foglie delle piante da balconcino.
Il riciclo più conveniente e più facile non si
fa. Perché non c’è un servizio, c’è un appalto. L’ultima trovata della fiera
dello sfruttamento, cioè della corruzione.
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