Un pomeriggio polveroso, un cantoniere sale
sul tram a Roma che lentamente scorre dall’Aventino e lega in cima, accanto al
posto del guidatore, un ramo di alloro. È un’epifania: “Che simbolo migliore di
quello che potremmo fare con la nostra vita? Squallore, vento, sporcizia, un
tram pieno di gente comune, alcuni noiosi, altri inerti, comunque un faticoso
sballottamento. Ma tutto redime col piacere della bellezza e la magia dei
richiami questo ramo d’alloro”. Vernon Lee viene inoltrata a una riflessione
sulla bellezza – che molti anni dopo completerà, nel 1908, dedicandolo
all’amica Angelica Rasponi Dalle Teste (nata Angelica Pasolini Dall’Onda). Sotto un’epigrafe di Schiller, delle sue “Lettere sull’estetica”: “La
realtà della cosa è opera della cosa; l’immagine
della cosa è opera dell’uomo; e un’emozione, che si pasce dell’immagine, si
diletta già non più in ciò che riceve ma in ciò che promuove”..
Schiller non concede molto - “Anche il bello deve morire” è una
delle sue frasi famose, il leitmotiv di “Nenia”, una delle sue “Poesie
filosofiche”. Vernon Lee invece fa della bellezza l’ingrediente di ogni atto o
fatto degno di essere vissuto. Pur distinguendo preventivamente: “La bellezza
non è per nulla, se non per un uso metaforico della parola, la stessa cosa che
il bene, non più di quanto la bellezza (malgrado la famosa asserzione di Keats)
sia la stessa cosa che la verità”.
Bene, Bellezza e Verità, “questi tre oggetti della ricerca
dell’anima hanno natura diversa, leggi diverse, e fondamentalmente origini
diverse. Ma le energie che esprimono nella loro ricerca – energie vitali,
primordiali, e necessarie anche alla sopravvivenza fisica – sono evolute sotto
la stessa spinta all’adattamento della natura umana all’ambiente”. E si sono
espresse, si sono affinate, hanno progredito in concerto, “incontrandosi,
incrociandosi, e rafforzandosi vicendevolmente”. Fino a diventare
“indissolubilmente interconnesse”
Non è una novità, si dice Vernon Lee, è ciò che la migliore
filosofia, da Platone in poi, si è impegnata a mostrare. Con la religione e la
poesia. Ma tre di queste connessioni ritiene più importanti, “persuasa come
sono che il progresso scientifico odierno si sbarazzerà del’esteticismo spurio
e dell’utilitarismo miope che hanno messo in dubbio l’intima e vitale
connessione tra la bellezza e ogni altro nobile oggetto della nostra vita”.
La tre connessioni sono semplici. Tra sviluppo delle facoltà
estetiche e sviluppo degli istinti altruistici. Tra sviluppo di un senso di
armonia estetica e un senso delle più elevate armonie della vita universale. E,
“prima di tutto, la connessione tra la disponibilità ai piaceri estetici e quella
alla crescita migliorativa dell’individuo”, all’educazione di sé.
Vernon Lee, Laurus nobilis,
pp. 88
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