sabato 3 dicembre 2016

La selezione naturale della bellezza

Un pomeriggio polveroso, un cantoniere sale sul tram a Roma che lentamente scorre dall’Aventino e lega in cima, accanto al posto del guidatore, un ramo di alloro. È un’epifania: “Che simbolo migliore di quello che potremmo fare con la nostra vita? Squallore, vento, sporcizia, un tram pieno di gente comune, alcuni noiosi, altri inerti, comunque un faticoso sballottamento. Ma tutto redime col piacere della bellezza e la magia dei richiami questo ramo d’alloro”. Vernon Lee viene inoltrata a una riflessione sulla bellezza – che molti anni dopo completerà, nel 1908, dedicandolo all’amica Angelica Rasponi Dalle Teste (nata Angelica Pasolini Dall’Onda). Sotto un’epigrafe di Schiller, delle sue “Lettere sull’estetica”: “La realtà della cosa è opera della cosa;  l’immagine della cosa è opera dell’uomo; e un’emozione, che si pasce dell’immagine, si diletta già non più in ciò che riceve ma in ciò che promuove”..
Schiller non concede molto - “Anche il bello deve morire” è una delle sue frasi famose, il leitmotiv di “Nenia”, una delle sue “Poesie filosofiche”. Vernon Lee invece fa della bellezza l’ingrediente di ogni atto o fatto degno di essere vissuto. Pur distinguendo preventivamente: “La bellezza non è per nulla, se non per un uso metaforico della parola, la stessa cosa che il bene, non più di quanto la bellezza (malgrado la famosa asserzione di Keats) sia la stessa cosa che la verità”.
Bene, Bellezza e Verità, “questi tre oggetti della ricerca dell’anima hanno natura diversa, leggi diverse, e fondamentalmente origini diverse. Ma le energie che esprimono nella loro ricerca – energie vitali, primordiali, e necessarie anche alla sopravvivenza fisica – sono evolute sotto la stessa spinta all’adattamento della natura umana all’ambiente”. E si sono espresse, si sono affinate, hanno progredito in concerto, “incontrandosi, incrociandosi, e rafforzandosi vicendevolmente”. Fino a diventare “indissolubilmente interconnesse”
Non è una novità, si dice Vernon Lee, è ciò che la migliore filosofia, da Platone in poi, si è impegnata a mostrare. Con la religione e la poesia. Ma tre di queste connessioni ritiene più importanti, “persuasa come sono che il progresso scientifico odierno si sbarazzerà del’esteticismo spurio e dell’utilitarismo miope che hanno messo in dubbio l’intima e vitale connessione tra la bellezza e ogni altro nobile oggetto della nostra vita”.
La tre connessioni sono semplici. Tra sviluppo delle facoltà estetiche e sviluppo degli istinti altruistici. Tra sviluppo di un senso di armonia estetica e un senso delle più elevate armonie della vita universale. E, “prima di tutto, la connessione tra la disponibilità ai piaceri estetici e quella alla crescita migliorativa dell’individuo”, all’educazione di sé.
Vernon Lee, Laurus nobilis, pp. 88
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