“Sembra un paradosso, ma chi spera ha più
fede di chi ha fede”. La tentazione a Natale, per il vecchio antiquario romano
che sta purgando con messe e novene gli antichi peccati, è l’amore, degli
altri. Proprio l’amore fisico, mentre a san Pietro si celebra la messa, tra la
giovane governante solitaria e un bel giovane possente che è venuto in visita -
a tentarlo personalmente. Risolta nel momento stesso, alla scoperta dei due a
letto, nella “tentazione di ammettere tutto, e perdonare tutto” – “Non era
soltanto per un dubbio che se ne era andato sulla punta dei piedi, dopo aver
visto quello che aveva visto. Era anche per una tentazione. La tentazione di
credere che, in fondo in fondo, fosse impossibile distinguere tra il rimorso e
il rimpianto, tra il bene e il male,o tra il male e il bene…”.
Gli altri racconti - il ritorno a
Torino, in pensione dopo trentacinque anni a Roma, de “L’ultimo torinese” , o
il ritorno a casa per le feste dell’amato marito muratore in Germania che fa “Il
Natale di Iride” – sono in cifra soldatiana, dell’aneddoto semplice per una
briosa narrazione. A Iride cápita di essere svegliata dalla felicità. La notte
di Natale del 1964, o 1965, a Freetown, Sierra Leone, per fare compagnia a
Graham Greene, alla messa che un centinaio di ragazze africane cantano in
perfetto latino, è lo stesso scrittore a scoprire che “il Vero è lì, in una
notte di felicità”.
Il racconto di apertura, che dà il
titolo alla raccolta, 1963 (già in “55 novelle per l’inverno”), e le
tre-quattro notazioni recenziori - “L’inganno e la certezza”, “Un deca per
Natale”, “Natale giansenista”, “Messa di Natale” - sono d’inquieta teologia, da
credente oltre la liturgia. Tanto più in quanto legate eccezionalmente alla
storia familiare. Da vero lettore e interprete dell’Incarnazione: “La messa di mezzanotte,
a Natale, è il momento eterno della speranza, e la speranza è la vera fede”.
Mario Soldati, Natale e Satana e altri racconti, Interlinea, remainders, pp. 159 €
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