Da
Kennedy a Obama, sorrisi e disastri: i due presidenti che più impersonano
l’America, con seguito largo se non unanime, i due presidenti più popolari del
dopoguerra, quelli che si può dire hanno fatto e cementato l’unità degli Stati
Uniti, con l’immunità dalla questione razziale, e allargato la popolarità degli
Usa nel mondo, sono quelli col peggior record di politica estera. Avendo
moltiplicato guerre e conflitti, per di più perdenti.
Con
la Baia dei Porci Kennedy ridicolizzò gli Usa in mezzo mondo, radicalizzò
Castro e Cuba, bloccò la distensione, e portò alla crisi dei missili, con la
minaccia nucleare sul territorio continentale americano. Creò una frattura con
l’America Latina, aprendo il ciclo terrorismo\generali che ha insanguinato l’America
Latina per quindici anni che porterà
alle derive a favore dei generali brasiliani e argentini, e al golpe di
Pinochet in Cile. Poi volle la guerra in Vietnam, che non era necessaria e
partiva perdente dopo l’esperienza patita dalla Francia. Mettendo a rischio la
leadership Usa, salvata in extremis da Kissinger con la resa in Vietnam,
l’apertura alla Cina, la promozione delle petromonarchie a sostegno
finanziario, e il trappolone teso a Mosca al suo stesso laccio, della propaganda
dei diritti civili e politici, con l’accordo per l’emigrazione.
Di
Obama è presto detto: dell’esposizione dell’Europa a una quasi guerra fredda
con la Russia, al terrorismo islamico in casa, alle guerre endemiche alle sue
frontiere Sud e Sud-Est.
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