Giorno per giorno, vent’anni fa, un
bilancio di previsione dell’euro:
“C’è
il rischio di un disastro, alla fine della corsa affannosa dell’Italia a
entrare nella moneta unica come membro fondatore, e il rischio di un mezzo
disastro durante la corsa. Questo è il rischio di soffocare l’economia per
eccesso di deflazione: lo Stato si prende più di quanto non spende, attraverso
imposte, tariffe, bolli, ticket, cancellazione di servizi, la domanda
diminuisce, la disoccupazione cresce Il circolo vizioso della depressione è
avviato, che poi sarà difficile rompere.
“È
un rischio che l’Italia ha in comune con altri paesi europei. La Germania al
primo posto naturalmente, e poi la Francia e la Spagna, le grandi economie.
Questo consentirà di studiare e adottare più agevolmente misure di prevenzione
e rimedi, se sarà necessario. L’Italia invece resta sola, alla fine della corsa,
se non ce la fa a entrare nell’unione monetaria subito, con l’economia
strozzata rudemente dagli attivi di bilancio che si è imposti da quattro anni,
e con i tassi d’interesse di nuovo allo sbando, il che vuole dire un debito in
enorme mostruosa crescita, a dispetto di anni di sacrifici e comportamenti virtuosi.
“C’è
una maniera di evitare questi rischi? Ci sarebbe: l’effetto riduzione dei tassi
e l’effetto liberazione della spesa dai vincoli deflattivi potrebbero essere
ottenuti senza sconquassi consolidando il debito pubblico”.
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